Piano anticorruzione delle Entrate, soffiate anonime per il buon nome dell'Agenzia
Pubblicato il 27 febbraio 2015
Con la
direttiva interna sul piano anti corruzione, la trasparenza nell'operato dell'Agenzia delle Entrate è prioritaria rispetto alle remore per la “soffiata”.
Il documento la chiama anche “avviso preventivo”, ma
la delazione diventa un'arma che i dipendenti dell’agenzia delle Entrate potranno usare nel completo anonimato, anche con una mail, per segnalare i casi di condotte illecite dei colleghi.
Non solo ipotesi di reato
Sono ben accette tutte le segnalazioni su “irregolarità nella gestione di procedure, prassi o disposizioni operative che possono rappresentare concreti rischi di danno degli interessi pubblici sottesi alle funzioni svolte dall’Agenzia”.
Nello specifico ci si riferisce ad accessi indebiti alle banche dati, all'uso non regolare del badge, ai rapporti troppo stretti tra dipendente e contribuente o consulente, ma anche l'interessamento troppo insistente sull’andamento e la gestione di fascicoli “tali da compromettere la serenità di giudizio” nell’espletare il servizio.
Il tutto per
preservare il buon nome dell'Agenzia.
Nulla è lasciato al caso
Per la segnalazione è predisposto un
modulo e riservato un
link, entrambi presenti sull’intranet delle Entrate.
Nel modello, inviato per mail a entrate.responsabile.anticorruzione@agenziaentrate.it, si potranno indicare i dati di chi la effettua, ma l'indicazione è facoltativa, con eventuali recapiti per contatti riservati, gli autori del comportamento non consono ed una chiara, completa e circostanziata descrizione dei fatti, riscontrabili e conosciuti direttamente dal denunciante.
L'accesso alle delazioni è esclusiva dell'“Rpc”, responsabile anticorruzione, e dei componenti del suo staf.
In alternativa c'è la via della posta, con una copia della segnalazione inviata anche al direttore delle Entrate della Regione in cui lavora il denunciante.