Con la sentenza n. 44156 del 26 novembre 2008, la Cassazione ha annullato la condanna, per violazione della privacy, impartita ad un uomo di Rovereto che aveva installato, sul suo balcone e su un albero del cortile condominiale, due web-cam per difendersi dai ladri. I vicini si erano opposti all'iniziativa, denunciando l'uomo per “illecita interferenza nella vita privata”. Mentre in primo e secondo grado, l'uomo era stato condannato a nove mesi di reclusione e al risarcimento dei danni nei confronti dei vicini, la Suprema corte ha ribaltato le conclusioni dei giudici, sottolineando come le zone condominiali, inquadrate con le webcam, fossero sostanzialmente aperte al pubblico, e non tutelate, pertanto, dal diritto alla riservatezza. Secondo la Corte, in assenza dei due elementi fondamentali alla fattispecie di reato contestata, quali l'indebita interferenza in un luogo privato e “l'attinenza delle notizie captate alla vita privata che si svolga in quei luoghi”, “il fatto non costituisce reato”.
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