Per i reati di evasione fiscale del rappresentate legale non risponde la società con i suoi beni

Pubblicato il 23 marzo 2013 In caso di illeciti tributari commessi dal rappresentante legale di una Srl, ad essere messi sotto sequestro sono i beni patrimoniali del manager e non i beni immobili della società. A stabilirlo la Terza sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13751, depositata in data 22 marzo 2013.

La Cassazione, consolidando un orientamento recente, ha precisato che non ci si può valere sui beni immobili di una società procedendo con il loro sequestro se a commettere l’evasione è il rappresentante legale della stessa.

A nulla è valsa la difesa dello stesso manager che, dopo aver perpetuato reati fiscali per un decennio con conseguente confisca di parte dei suoi beni, aveva sottolineato l’assenza di emolumenti per lo svolgimento dell'incarico di amministratore e il mancato possesso di quote sociali, tanto che vista la cointeressenza personale con la società ora poteva essere aggredito anche il patrimonio di quest’ultima.

Per la Corte, invece, nessuna misura cautelare deve essere applicata alla società in virtù di due considerazioni:

l'assenza dei reati fiscali tra quelli che possono dare luogo al sequestro e poi alla confisca dei beni degli enti per i reati commessi dai dipendenti sulla base dell'applicazione del decreto 231 del 2001;

l’indiscussa autonoma della struttura societaria rispetto all’operato del legale rappresentante: la società infatti non ha costituito una sorta di riparo dietro il quale commettere gli illeciti.

Infine, la Corte, sposando l’orientamento dei giudici di merito, ha evidenziato lo stretto coinvolgimento del rappresentante legale nella società anche in assenza della percezione di emolumenti per il suo operato o dell’assegnazione di parte delle quote sociali, tanto da far considerare del tutto irrilevanti tali fatti.
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