Secondo la Consulta, il sistema di esecuzione delle pene pecuniarie e della possibilità di convertirle in sanzioni limitative della libertà personale dovrebbe essere semplificato e reso più efficiente.
Lo ha segnalato nel testo della sentenza n. 279 del 20 dicembre 2019, con cui ha dichiarato infondata una questione di legittimità sollevata dal Magistrato di sorveglianza di Avellino relativamente all’articolo 238- bis del Testo unico in materia di spese di giustizia.
Pur dichiarando la non fondatezza della specifica questione, la Corte costituzionale ha evidenziato come, nella stragrande maggioranza dei casi, la riscossione, allo stato, non venga assicurata “a causa della farraginosità del sistema”.
Questo, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi, in cui le pene pecuniarie costituiscono invece un’efficace alternativa alle sanzioni privative della libertà personale.
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