In Italia, il matrimonio tra omosessuali è perfettamente valido se contratto tra cittadini di Stati in cui sono ammesse le unioni tra persone dello stesso, mentre non è riconoscibile se a contrarlo sia almeno un coniuge di cittadinanza italiana.
E' questa la situazione paradossale a cui si è giunti, alla luce dell'attuale quadro normativo di riferimento.
E' ciò che ha evidenziato il Consiglio Nazionale del Notariato, a seguito di un approfondimento in materia, nello Studio n. 1-2015/E 2002 divulgato il 28 luglio 2015.
La disparità di trattamento è evidente laddove si pensi che in Italia - essendo la "capacità matrimoniale" regolata, ai sensi della L. 218/1995, dalla legge nazionale di ciascun nubendo – due coniugi omosessuali di altra nazionalità (dove sono ammesse le unioni gay), possono comportarsi come coniugi a tutti gli effetti (con tutto ciò che ne consegue quanto ai diritti patrimoniali ed ereditari) .
Stessa cosa non può dirsi, invece, qualora nel matrimonio omosessuale uno dei due coniugi sia cittadino italiano, ancorché il matrimonio sia contratto in un Paese estero che lo ammette.
Pur essendo detto matrimonio valido da un punto di vista formale, non lo sarebbe da un punto di vista sostanziale, poiché in Italia – che al momento non ammette tali unioni – queste persone verrebbero considerate come non coniugate.
Proprio per evitare tale incresciosa situazione, il Consiglio Nazionale del Notariato sollecita il legislatore italiano affinché adotti tempestivamente una regolamentazione per le unioni omosessuali (stesso monito, d'altra parte, proveniente dall'Europa), anche se in forma diversa dal coniugio vero e proprio.
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