In base ad una ricerca di Price Waterhouse Coopers, effettuata su un campione di 302 società quotate in Borsa, ed avente ad oggetto lo stato di applicazione del Dlgs 231/01, è emerso che l'organismo di vigilanza, nella maggior parte dei casi, è costituito in forma collegiale e da membri appartenenti all'organizzazione aziendale. I componenti di tale organo, con la funzione di vigilare sull'applicazione dei modelli organizzativi dettati dal decreto 231, svolgono un ruolo di primo piano anche nell'ambito della normativa antiriciclaggio, in quanto titolari di una forma di responsabilità diretta e specifica in materia. Dai dati, si rileva come l'85% delle società quotate che hanno comunicato l'adozione del modello, fornisca ai risparmiatori informazioni sull'assetto dato al proprio organismo di vigilanza e come il 77% delle società abbia evitato di nominare un sindaco all'interno dell'organo di vigilanza.
L'informazione effettuata dalle società quotate sul modello organizzativo richiesto dal decreto 231 deve essere ancora perfezionata; spesso, infatti, la stessa risulta di non facile reperimento o, a volte, incompleta. Il modello necessita, inoltre, di essere costantemente aggiornato alla luce della costante estensione dell'area dei reati presupposto. Proprio da ultimo, infatti, sono stati inseriti nel campo di applicazione del decreto 231 i reati informatici e il riciclaggio.
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