Stop a quota 100. La misura che permette di andare in pensione cumulando almeno 38 anni di contributi, più un minimo di 62 anni d’età, terminerà la sua corsa il 31 dicembre 2021. Infatti, il Governo non ha trovato le coperture finanziarie per rinnovare l’anticipo pensionistico, anche per il 2022. Per il dopo quota 100 l’ipotesi più accreditata è un mix di quote 102-103 accompagnate da una serie di deroghe. E per centrare l’obiettivo la dote finanziaria di 1,5 miliardi potrebbe aumentare di un ulteriore miliardo.
Secondo il premier Mario Draghi c’è bisogno di un passaggio graduale da quota 100 alla Legge Fornero in versione integrale. “Ho sempre detto che non condividevo Quota 100, ha una durata triennale e non verrà rinnovata”, ha affermato il premier. Inoltre ha aggiunto: “Quello che occorre fare è assicurare una gradualità nel passaggio a quello che era la normalità. L’importante è tener fisso il fatto che Quota 100 non verrà rinnovata per un triennio e allo stesso tempo, occorre essere graduali” nell’applicazione delle nuove norme.
Sulle pensioni il premier Mario Draghi non ha fornito dettagli su quello che sarà lo schema finale per il dopo quota 100. Uno “schema” su cui è in corso un intenso confronto tra i partiti della maggioranza e il ministero dell’Economia. L’opzione più gettonata è quella di un susseguirsi di quote nell’arco di tre o quattro anni. Con l’inserimento di quota 103 tra le ”102” e ”104” proposte dal ministro Daniele Franco.
Claudio Durigon, responsabile lavoro della Lega, fa capire che il Carroccio cercherà di resistere su “una quota 102 in forma fissa” e dalla durata di almeno 24 mesi che dovrà essere accompagnata “da deroghe mirate per alcune categorie o specifiche situazioni”.
Possibile anche un percorso flessibile che parta da pensionamenti con 63-64 anni, per la sola fetta contributiva del trattamento superiore a 1,2 volte l’assegno sociale, in linea con la proposta del presidente dell’INPS Tridico.
A prescindere da quella che sarà la scelta finale, che andrà ad accompagnare l’estensione dell’Ape sociale almeno a un primo gruppo di nuove categorie di lavori gravosi, appare già certo che la dote di 1,5 miliardi per tre anni (600 milioni nel 2022) indicata dal Documento programmatico di bilancio, dovrà salire pur rispettando i ”saldi” già fissati. E le risorse, attraverso specifiche coperture, appaiono destinate a salire di almeno un miliardo nel triennio.
Secondo uno studio della Cgil, la sostituzione di quota 100 con quota 102 (per il pensionamento con 64 anni almeno di età nel 2022) e quota 104 (nel 2023 con almeno 66 anni di età) con 38 anni di contributi è una misura “sostanzialmente inutile” che porterebbe a poco più di 10mila uscite. In particolare sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023.
Passando alle misure proposte dal ministro Orlando, vi è una riforma per assicurare una copertura degli ammortizzatori in direzione di un universalismo differenziato. L’ipotesi è di rendere strutturale la copertura degli ammortizzatori sociali alle aziende di servizi attraverso l’estensione del Fondo d’integrazione salariale (Fis), operazione che, secondo le prime stime, ha un costo di 1,7 miliardi.
In un biennio mobile le aziende da 5 a 15 dipendenti avrebbero la copertura fino a 12 mesi, quelle oltre 15 dipendenti fino a 26 settimane. Si ragiona di far versare una quota alle aziende per arrivare gradualmente al 100%.
Quanto alla Naspi, con un 1 miliardo della manovra Orlando punta a estendere la copertura dell’indennità di disoccupazione: allo studio c’è l’eliminazione del criterio d’accesso dei 30 giorni di contributi nei 12 mesi precedenti. L’assegno per i disoccupati diventerebbe più generoso: il taglio mensile del 3% non scatterebbe più dal 4° mese ma dal 6°(8° per gli over 55).
Per la gestione di crisi aziendali, nel pacchetto del ministro Orlando c’è il contratto d’espansione anche per le aziende con almeno 50 dipendenti (l’attuale soglia minima è di 100) che potrebbero utilizzare il mix di strumenti oggi previsto per le aziende con almeno mille dipendenti: prepensionamento per i lavoratori a 5 anni dalla pensione, cassa integrazione straordinaria e assunzioni.
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