La Manovra finanziaria 2018 all'esame della Commissione bilancio del Senato sta attraversando una fase interlocutoria, in attesa degli emendamenti dell'Esecutivo che devono ancora arrivare e che verteranno sui temi caldi, quali: le pensioni, il superticket, le detrazioni per i figli a carico e la riorganizzazione della agenzie fiscali.
Sempre all'interno del Ddl bilancio 2018, anche la previsione, a partire dal 2019, dell’introduzione generalizzata della fatturazione elettronica, con la soppressione, allo stesso tempo, delle comunicazioni dei dati delle fatture, salvo introdurre un ulteriore adempimento addirittura a scadenza mensile - ritenuto dai professionisti ancora più oneroso dal punto di vista degli adempimenti - del cosiddetto “spesometro transfrontaliero”.
Sul tema pensioni, l’emendamento del Governo alla Legge di bilancio 2018 non dovrebbe ricomprendere l'allargamento della platea dell’Ape sociale, che dovrebbe entrare a far parte di un altro correttivo al Disegno di legge di bilancio, da presentare alla Camera insieme a quello sulla Commissione tecnico scientifica sulla separazione tra previdenza e assistenza.
Tra gli emendamenti all’esame della Commissione Bilancio del Senato entra anche il cosiddetto “contributo di licenziamento”.
Si tratta di una misura voluta dal Governo per perseguire la strada della stabilità dei rapporti lavorativi e disincentivare le cessazioni. Il contributo interesserà – a partire dal 1° gennaio 2018 – i licenziamenti collettivi effettuati dalle aziende e che rientrano nel piano di operatività della Cigs e, dunque, tenute al pagamento di un contributo ordinario dello 0,90%, più un contributo addizionale in caso di domanda del trattamento.
Questo ticket di licenziamento è a carico dei datori di lavoro, in relazione a tutti i casi di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato che possono far sorgere, in capo al lavoratore, il diritto alla NASpI, indipendentemente dal possesso del requisito contributivo e dall’effettiva percezione.
L'emendamento sulla Web tax è riformulato.
Per ovviare al problema della doppia imposizione alle imprese italiane, che lavorano attraverso la rete, è stata pensata la possibilità di una Web tax con credito d'imposta: una sorta di “cedolare secca” per il web, che si applicherà al corrispettivo dovuto al netto dell'Iva e sarà dovuta indipendentemente dal luogo di conclusione della transazione.
È prevista, infatti, un'aliquota del 6% applicata al valore delle singole transazioni e un credito d'imposta, utilizzabile in compensazione, per le imprese italiane che effettuano prestazioni di servizi tramite mezzi elettronici.
La nuova web tax, sarà pari al 6% dei ricavi “per la cessione di servizi pienamente dematerializzati da parte di soggetti non residenti a soggetti residenti in Italia”. A dover pagare il tributo saranno i soggetti ''senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato'', che nel corso del semestre hanno effettuato più di 1.500 operazioni per un importo complessivo superiore a 1,5 milioni di euro. Gli stessi soggetti sarebbero, poi, sottoposti alle verifiche dell'Agenzia delle Entrate.
Invece, ai soggetti che, direttamente o mediante una stabile organizzazione, effettuano le prestazioni di servizi'' spetterà un credito d'imposta, pari alla nuova aliquota del 6%.
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