Tra le misure previste dal Dl liberalizzazioni una riguarda direttamente anche i consulenti del lavoro. Si tratta del comma 8 dell’articolo 10 che recita: “ai soggetti comunitari che operano in Italia in regime di libera prestazione di servizi e che sono abilitati dal loro ordinamento nazionale a svolgere attività strumentali come quelle di calcolo, elaborazione e stampa di buste paga non è richiesta l’iscrizione all’albo italiano dei consulenti del lavoro”. La disposizione, ovviamente, non tiene conto della qualità della prestazione verificata dagli ordini medesimi. Il Consiglio nazionale, tramite la presidente Marina Calderone, ha inviato una lettera al ministro del Lavoro, Damiano, in cui si riconosca la necessita di mantenere un sistema che eviti che la consulenza del lavoro diventi “una libera prestazione di servizi a danno di milioni di lavoratori che necessitano, invece, dell’operato di professionisti formati, qualificati e attenti alla corretta interpretazione delle leggi italiane”.
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