In data 19 settembre 2023 l’Agenzia delle Entrate ha reso noto il provvedimento n. 325550 con cui ha avvisato i contribuenti forfettari che, in caso di omissione di compilazione del quadro RS del Modello Redditi PF 2022, saranno spedite lettere di compliance per l’adempimento spontaneo.
In tale quadro, si ricorda, i contribuenti sono tenuti ad indicare elementi informativi obbligatori richiesti ai sensi dell’art. 1 comma 73 della L. 190/2014.
L’Agenzia invita i destinatari delle missive, qualora abbiano omesso di fornire i dati, a regolarizzare la loro posizione mediante il ravvedimento operoso presentando una dichiarazione integrativa e beneficiando della riduzione delle sanzioni in base alla tempestività della regolarizzazione.
Ma su questo si registrano le reazioni delle associazioni dei commercialisti che hanno contestato tale manovra dell’Amministrazione Finanziaria.
E non, come invece sostiene l’Agenzia, che sia stata compiuta una omissione rilevante.
Aggiunge l’ADC che il Fisco possiede tutti i dati necessari; infatti con la fatturazione elettronica si ha la conoscenza del valore di qualsiasi acquisto. Dunque, ci si pone l’interrogativo perché, se non c’è l'obbligo di documentare un costo che, per i soggetti forfettari risulta irrilevante ai fini tributari, si chiedono dati già in possesso dell'amministrazione finanziaria direttamente presenti in anagrafe tributaria?
Quindi, la mancata indicazione dei dati nel quadro RS non comporta ostacoli alla possibilità dei controllori di trarre qualsiasi dato dall'Anagrafe tributaria e dal cassetto fiscale in cui vengono tracciati tutti gli acquisti dei contribuenti.
La protesta delle associazioni dei sindacati di categoria dei dottori commercialisti non è rimasta isolata: anche il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili si è schierato contro l’Agenzia delle Entrate, sulla questione relativa all’invio delle lettere di compliance ai contribuenti in regime forfetario.
Il presidente del Cndcec, Elbano de Nuccio, ha espressamente affermato che “Non condividiamo l’utilizzo delle cosiddette lettere di compliance per l’eventuale omissione di indicazione di dati che non hanno nessuna incidenza sulla determinazione dei tributi dovuti. Da sempre, peraltro, riteniamo ultronea la richiesta di dati sugli acquisti ai soggetti forfettari”.
“Il regime forfettario – si legge nella nota - nasce proprio per forfettizzare la base imponibile ad una percentuale dei ricavi/compensi con la conseguente ipersemplificazione degli obblighi contabili. Richiedere dati relativi al ciclo degli acquisti nella sostanza vanifica questa semplificazione perché per intercettare i dati richiesti nel quadro Rs è necessario totalizzare e quindi, sostanzialmente, contabilizzare, i relativi documenti”.
Pertanto, conclude il Presidente: il kit di dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria, se efficacemente utilizzato, può essere più che sufficiente per intercettare eventuali situazioni anomale, soprattutto dopo l’avvento della fatturazione elettronica.
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