Tra gli emendamenti governativi alla Legge di bilancio presentati presso la commissione Bilancio della Camera è ricompreso un pacchetto di interventi che tocca anche il settore Giustizia.
Le modifiche interessano la riforma delle intercettazioni preventive, disposte per ragioni di sicurezza, che dovranno essere autorizzate dal Procuratore generale della Corte d’appello di Roma e durare 40 giorni, prorogabili per periodi successivi di 20 giorni.
I relativi risultati non saranno utilizzabili nel corso del processo penale e, una volta verificati da parte del Procuratore generale, dovranno essere distrutti.
In materia, viene altresì disposto il passaggio delle spese dal bilancio del ministero Giustizia a quello del MEF.
Come ulteriori modifiche contenute nell'emendamento, si segnalano, altresì:
A seguire, è prevista l'anticipazione dell’entrata in vigore delle disposizioni più rilevanti della riforma del processo civile al 28 febbraio 2023 (dal 30 giugno).
Tale ultimo intervento non è stato accolto con favore dagli avvocati i quali, a mezzo di una nota congiunta a firma della presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, e del coordinatore dell’Organismo congressuale forense, Mario Scialla, hanno manifestato "sconcerto" per la decisione del Governo.
Per i legali, il predetto emendamento apparirebbe del tutto irragionevole e disfunzionale "visto il caos in cui getterà cancellerie, magistrati e avvocati".
Inoltre, l’anticipazione delle principali novità del rito civile striderebbe con la decisione di posticipare, invece, la riforma del processo penale.
Secondo il CNF e l'OCF, innovazioni di forte impatto, come la nuova fase introduttiva del giudizio di cognizione, "richiedono negli operatori il giusto livello di approfondimento e consolidamento che non sarà possibile con un’anticipazione di quattro mesi rispetto alla data originaria di entrata in vigore".
E ciò - si legge nel comunicato del 20 dicembre 2022 - senza considerare le possibili criticità sotto il profilo del diritto di difesa.
Da segnalare, per finire, che l'annunciato beneficio dello “scudo penale” contro i reati fiscali è saltato e non sarà ricompreso nella Legge di bilancio.
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