L'avvocatura si spacca in due

Pubblicato il 07 agosto 2008
Diverse le posizioni assunte in seno all'avvocatura sulla bozza di riforma presentata dal Cnf, la scorsa settimana, agli ordini territoriali. L'Oua, per tramite del presidente Michelina Grillo, si è espresso in termini positivi sul testo, considerato un buon punto di partenza per la riforma, soprattutto in considerazione dell'inserimento delle forme collettive di esercizio dell'attività e del riconoscimento delle specializzazioni. L'interesse dell'Oua verte, soprattutto, sul riconoscimento del congresso come assemblea generale dell'avvocatura e come organo di stabile consultazione. Anche Valter Militi, per l'Aiga, pur ponendo una riserva sui limiti anagrafici previsti per l'acquisto del titolo di cassazionista e per l'elezione del Cnf, condivide la proposta del Cnf in tema di accesso alla professione, di specializzazioni e di sistema tariffario. Salvatore Grimaudo, presidente dell'Unione camere civili, si dice pronto alla collaborazione nella modifica del testo anche se, sottolinea, la proposta accentra troppo i poteri in seno al Consiglio nazionale. Anf critica la visione centralista del progetto che riserva al Consiglio numerose potestà regolamentari a scapito dell'autonomia degli ordini locali. Ester Perifano, responsabile della commissione ordinamento professionale, sottolinea come risultino sacrificate le associazioni forensi e non chiari i costi delle scuole obbligatorie, mentre - continua- non vengono risolti problemi fondamentali come tirocinio e accesso. Ancor più critico Renato Borzone, segratario dell'Unione camere penali, secondo cui la bozza costituisce un arretramento professionale dell'avvocato; inoltre, viene disapprovato il fatto che nella redazione del testo siano state ignorate diverse associazioni.
L'Associazione degli studi legali associati (Asla) rivendica regole più moderne al fine di poter competere con le firm degli altri paesi sviluppati. Il segretario generale dell'associazione, Fulvio Pastore-Alinante, chiede, in particolare, che venga prevista la possibilità di utilizzare denominazioni non per forza vincolate al nome degli avvocati che facciano parte dello studio associato, che venga dato un preciso inquadramento ai collaboratori degli studi e che, sotto il profilo della responsabilità dei danni, i professionisti vengano distinti dal patrimonio complessivo dell'associazione.
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