La Commissione Ue ha messo sotto accusa il regime di agevolazioni fiscali applicato dai Cantoni elvetici ai profitti ricavati da aziende con sede in Svizzera su attività sul mercato comunitario. Bruxelles afferma di contestare il regime di tassazione, non tanto perchè si basa su esenzioni e basse aliquote di per sè, ma in quanto “non può accettare sistemi che prevedano una differenziazione tra reddito interno ed esterno”. Proprio la diversità di regime tra l’imposizione sui redditi ricavati da attività all’interno della Confederazione elvetica e da quelle svolte sul mercato europeo verrebbe, di fatto, a configurarsi come un aiuto di Stato distorsivo, incompatibile con l’accordo di libero scambio del 1972 tra Unione europea e Svizzera. Per queste ragioni, ha chiesto al Governo svizzero di modificare i regimi fiscali agevolati. Le accuse mosse dal Fisco, di concorrenza “sleale” provocate dalle basse imposte per le imprese in alcuni cantoni, vengono però respinte seccamente. Non esistendo tra Svizzera e Ue una regolamentazione precisa per la parificazione delle imposte sulle imprese non è possibile, dunque, parlare di violazione di accordi e, in particolare, dell’accordo di libero scambio del 1972.
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