Tra tre giorni di Giustizia Ue si pronuncerà sulla detraibilità dell’Iva sulle autovetture e l’Italia potrebbe essere condannata per non aver rispettato le regole relative al diritto a detrazione sancito dall’articolo 17 della sesta direttiva Iva. Un esito questo da considerare altamente probabile sia per le conclusioni anticipate dall’Avvocato generale Sharpston lo scorso 22 giugno, sia dopo le posizioni espresse dalla Commissione europea nelle memorie difensive presentate alla Corte e nell’avviso motivato del 25 luglio 2006. Se questo sarà l’esito della sentenza, le conseguenze saranno che il diritto a detrazione relativo alle autovetture rientrerà nelle regole generali fissate dalla sesta direttiva Ce e dall’articolo 19 del Dpr 633/72, consentendo il suo esercizio da parte di tutti i contribuenti titolari di partita Iva nei limiti dell’utilizzo aziendale e professionale dell’autovettura stessa. Ovviamente la decisione della Corte europea avrebbe degli effetti diretti anche sui conti pubblici: le norme contestate hanno garantito finora all’Erario un gettito annuo di 2,5 miliardi di euro. La condanna, che dovrebbe avere un effetto retroattivo immediato per tutti i contribuenti, almeno dall’anno d’imposta 2003, dovrebbe portare ad un buco di oltre 10 miliardi (stima elaborata dal Centro Studi Promoter).
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