Il ministro dell’Economia, Tria, rispondendo in Aula alla Camera ad un’interrogazione sollecitata dall’AIDC, blocca l’ipotesi di disapplicare gli Isa.
Un’applicazione depotenziata, per Tria, provocherebbe “un indesiderabile effetto di penalizzazione proprio per i contribuenti più virtuosi e un altrettanto non desiderabile effetto premiante per i soggetti con minore affidabilità fiscale”:
“Non farli entrare in vigore e riesumare i vecchi studi di settore sarebbe, anche per ammissione delle categorie professionali coinvolte, un passo indietro rispetto al più innovativo sistema di compliance”. A questa frase del ministro Tria risponde il Cndcec.
Si rivolge al ministro dell’Economia, Tria, il presidente Cndcec, Miani: “Non chiediamo il ritorno agli Studi di settore, ma che il nuovo strumento sia sperimentale per il 2018”.
Il motivo è l’evoluzione problematica.
“Gli Isa sono un’evoluzione degli studi di settore la cui efficacia nella costruzione di un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti potrà essere verificata nel tempo. Per il momento sappiamo solo che, a causa dei ritardi nella diffusione dei software e per una serie di sostanziali problemi applicativi, stanno generando grandi difficoltà a tutti i professionisti italiani. Per questo ribadiamo con forza la nostra richiesta di facoltatività per questo primo anno di loro applicazione. Ci rendiamo conto che questo potrebbe generare problemi di gettito, ma non ci pare più accettabile che questo problema ricada sistematicamente sulle nostre spalle”, è il commento del presidente dei commercialisti italiani, Massimo Miani.
Non si chiede di tornare agli studi di settore: “Abbiamo partecipato ai lavori delle Commissioni consultive - ricorda Miani - sui nuovi indici di affidabilità fiscale. Ma, mi preme sottolinearlo, non alla costruzione materiale dello strumento. In ogni caso, tutto ciò prescinde dalla constatazione del fatto che gli Isa, alla prima prova sul campo, stanno generando problemi di innegabile rilevanza. Chiediamo solo che di questo si prenda atto, non per tornare indietro ad un passato che non rimpiangiamo, ma per costruire assieme all’amministrazione fiscale un percorso più graduale e razionale in un passaggio così significativo”.
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