Intercettazioni: sì alla fiducia del Senato

Pubblicato il 11 giugno 2010
Nella seduta del 10 giugno, il Senato, con 164 voti a favore e 25 contrari, ha confermato la fiducia al Governo sul Disegno di legge di riforma delle intercettazioni. Ora il provvedimento tornerà alla Camera dei deputati per la sua terza lettura.

La versione blindata del testo passato a Palazzo Madama consente l'impiego delle intercettazioni solo in presenza di “gravi indizi di reato”; una volta avanzata la richiesta da parte del pubblico ministero, la decisione spetterà al Gip in collegio con altri giudici. Il termine massimo per gli ascolti è di 75 giorni, prorogabili di tre giorni in tre giorni, potenzialmente per tutta la durata delle indagini preliminari.

Vietata, salvo che per riassunto, la pubblicazione degli atti giudiziari. Sulle conversazioni telefoniche, informatiche o telematiche il divieto di pubblicazione, anche parziale o per riassunto, è assoluto. I divieti sono disposti fino alla conclusione delle indagini o al termine dell'udienza preliminare. Vietata, anche la pubblicazione di atti, intercettazioni o documenti giudiziari per i quali sia stata ordinata la distruzione oppure quelli che riguardino persone estranee alle indagini.

Per gli editori che, nonostante tali divieti, procedano con la pubblicazione delle intercettazioni sarà prevista una multa fino a oltre 450mila. Qualora l'illegittima pubblicazione si accompagni al delitto di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria, verrà applicata la sanzione pecuniaria fino a 500 quote. La pubblicazione di intercettazioni coperte da segreto potrà portare anche alla detenzione per 30 giorni.

L'applicazione delle nuove norme sarà operativa per i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge. Salva la validità delle intercettazioni precedentemente disposte, queste ultime non potranno ulteriormente proseguire, dalla data di entrata in vigore delle nuove norme, per un tempo superiore ai 75 giorni prorogabili.

Contro questo provvedimento giornalisti ed editori hanno fissato, per il prossimo 9 luglio, “il giorno del silenzio”, un'astensione dal lavoro di tutti gli addetti alla stampa come protesta nei confronti di disposizioni giudicate eccessivamente restrittive.
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