Escludere la responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio da Covid-19 del dipendente con una norma legislativa. È questa la direttrice del Governo, affidata alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera riunite per votare gli emendamenti al decreto Liquidità.
È arrivato il giorno della riapertura degli esercizi commerciali e cresce la paura di risvolti penali per il datore di lavoro in caso di contagi. Sì, perché il contagio da Coronavirus è equiparato all’incidente sul lavoro: non è considerato malattia ma incidente sul lavoro anche se il datore ha attuato gli standard più rigorosi di igiene e l’Inail è incolpevole intermediario.
Ministero del Lavoro e Inail stanno lavorando a una soluzione - ha spiegato la sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi - che mantenga le tutele per i lavoratori includendo il contagio da Covid tra gli infortuni sul lavoro, come previsto dal decreto Cura Italia, ma salvaguardando al contempo il datore di lavoro dal rischio di ricevere un avviso di garanzia pur avendo rispettato i protocolli di sicurezza.
Il numero due di Confindustria, Maurizio Stirpe, invia un messaggio al Governo: “Serve una norma: se rispetti la sicurezza, niente responsabilità. Occorre eliminare ciò che crea ansietà alle imprese, in modo che ripartano”.
Anche i commercialisti, che non hanno mai chiuso per aiutare i clienti alle prese con il ginepraio di incombenze straordinarie, protestano e chiedono che la disposizione responsabile, del decreto Cura Italia, venga modificata. E già da tempo il Cndcec ha presentato un emendamento all’articolo 42, proponendo di considerare infortunati solo i lavoratori contagiati di settori particolarmente a rischio, come quello sanitario.
Per Marina Calderone, presidente del Cup e dei consulenti del lavoro, si dovrebbe prendere la strada di meccanismi normativi emergenziali che consentano di confermare l’impianto previsto da sempre dal legislatore in materia anti-infortunistica, senza penalizzare coloro che si dimostrino rigorosi nell’adempiere agli obblighi in materia di tutela della salute dei lavoratori. È indispensabile, sempre secondo la presidente Cup, prevedere l’instaurazione di un procedimento penale del datore solo per colpa grave.
Sul tema si segnala una dichiarazione del Direttore generale Inail, Giuseppe Lucibello, rilasciata alla stampa, in cui lo stesso spiega che la circolare applicativa dell’Istituto, che sarà a breve integrata, non prevede alcun automatismo ai fini del riconoscimento dell'infezione da Coronavirus come infortunio sul lavoro: “L’attivazione dell’azione di regresso, invece, presuppone la configurabilità del reato perseguibile d’ufficio rispetto a comportamenti omissivi del datore di lavoro o di altro soggetto del cui operato egli debba rispondere a norma del Codice civile”.
Il direttore coglie l’occasione per ricordare che la norma introdotta nel decreto Cura Italia interviene su tre distinti punti prevedendo:
Rassicurazioni affidate anche ad una nota del 15 maggio sul sito Inail: Covid-19, nessuna connessione tra il riconoscimento dell’origine professionale del contagio e la responsabilità del datore di lavoro.
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