Il Consiglio dei ministri ha varato, nella giornata di venerdì 17 novembre, un Ddl contro lo sfruttamento dei lavoratori clandestini. Il testo in questione introduce il reato di caporalato e prevede la chiusura del luogo di lavoro se si impiegano almeno quattro clandestini. Il provvedimento prevede, inoltre, l’introduzione di un comma aggiuntivo all’articolo 600 del Codice penale sulla “riduzione o il mantenimento in schiavitù o in servitù”. Si punisce, cioè, con la reclusione da tre a otto anni, e con la multa di 9mila euro per ogni lavoratore, chiunque “recluta manodopera o ne organizza l’attività lavorativa mediante violenza, minaccia intimidazione o grave sfruttamento”. La pena è maggiorata se gli occupati sono minori di sedici anni o clandestini. Il Ddl prevede poi il rilascio di uno speciale permesso di soggiorno per i clandestini sottoposti a “grave sfruttamento del lavoro” e stabilisce anche i criteri di gravità quando ricorrano determinate condizioni. Il provvedimento, infine, stabilisce anche una serie di “sanzioni accessorie” che vanno dall’interdizione per un anno dal contrattare con la pubblica amministrazione, alla perdita del diritto di beneficiare di agevolazioni e finanziamenti. Il testo del disegno di legge è stato salutato favorevolmente da tutta la maggioranza e dalle associazioni di settore, mentre critica è apparsa l’opposizione. Secondo Alfredo Mantovano di An si tratta “dell’ennesima sanatoria”.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".