Il gestore del bar che trasforma i videogiochi in slot machine risponde di frode informatica

Pubblicato il 02 maggio 2013 L’elemento distintivo tra il delitto di peculato e quello di frode informatica aggravata ai danni dello Stato è simile a quello fra il delitto di peculato ed il delitto di truffa aggravata e va individuato con riferimento alle modalità del possesso del denaro o d’altra cosa mobile altrui oggetto di appropriazione.

In particolare, ricorre il reato di peculato quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio si appropri del denaro o d’altra cosa mobile altrui avendone già il possesso o comunque la disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio mentre si ravvisa il reato di frode informatica quando il soggetto attivo, non avendo tale possesso, se lo procuri fraudolentemente, facendo ricorso ad artifici o raggiri per procurarsi un ingiusto profitto con altrui danno.

E’ quanto sottolineato dalla Seconda sezione penale di Cassazione - sentenza n. 18909 depositata il 30 aprile 2013 – nell’ambito si un procedimento penale a carico del gestore di un bar che aveva trasformato, in accordo e in concorso con il relativo concessionario, i videogiochi in slot machine. L’imputato, nel dettaglio, è stato ritenuto colpevole per frode informatica e per il più grave delitto di peculato.
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