Il Festival di Brescia tra scoop e bocciature

Pubblicato il 23 giugno 2012 Durante il suo intervento alla terza edizione del Festival del lavoro, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro e dalla Fondazione Studi dal 21 al 23 giugno 2012 a Brescia, Attilio Befera, direttore dell'agenzia delle Entrate, ha stupito gli astanti con l’affermazione: “Ho dei dubbi sull'applicazione degli studi di settore ai professionisti. E comunque vanno aggiornati con criteri che tengano conto delle caratteristiche dell'attività svolta; per esempio la componente intellettuale che non può essere calcolata solo in base al numero di dipendenti o al fatturato .... per questo vanno trovati dei nuovi criteri insieme a voi professionisti”. E sullo stesso tema Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale consulenti del lavoro, sottolinea che dal momento che gli studi pregressi erano basati sulle tariffe, bisognerà capire, ora che sono state abolite, su quali punti di riferimento verranno elaborati i nuovi strumenti di accertamento.

Il direttore Befera ha anche detto che le direzioni territoriali hanno ricevuto una direttiva che impone di non applicare il sistema presuntivo in maniera automatica e di rispettare la possibilità del contraddittorio. Ma l’affermazione è stata seguita dalla critica dei professionisti, che lamentano una realtà diversa. Dichiarazione che ha guadagnato l’invito di Befera, ai professionisti, a segnalare anomalie in tal senso.

L’altro tema caldo affrontato al Festival del Lavoro, ossia il Ddl di riforma del mercato del lavoro, ha visto il plauso della platea all'ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi, contrario al provvedimento, e la bollatura di riforma con molti compromessi di Marina Calderone.

Sacconi etichetta la riforma come “pessima in ogni sua declinazione”, con regole peggiorative rispetto alle vigenti e che inibirà le assunzioni. Tra le altre critiche quella dell’aumento dei contributi per il contratto a tempo determinato, che comporterà una frenata nelle assunzioni. Si denuncia che non si raggiungerà l'obiettivo di aumentare i contratti a tempo indeterminato, poiché ci sono attività in cui il contratto a tempo determinato - che costerà di più - è una soluzione di cui non si può fare a meno. La riforma sarà, dunque, punitiva con freni che limiteranno lo sviluppo.

In risposta il viceministro del Lavoro, Michel Martone, spiega che la norma, in via di approvazione, è solo una manutenzione del sistema, che cerca di mantenere un difficile equilibrio con le parti sociali e con le forze politiche: “Non è una rivoluzione che stravolge la legge Biagi, ma è semplicemente un'opera di manutenzione del mercato del lavoro in un momento di grave difficoltà storica”.
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