Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1475 del 20 marzo 2006, precisando che “l’obbligo di provvedere su di una istanza volta a ottenere la riqualificazione urbanistica di terreni, in conseguenza della decadenza dei vincoli espropriativi sugli stessi gravanti, non viene meno per la circostanza che risultino pendenti, per i terreni stessi, procedimenti di sanatoria edilizia”, ha obbligato un Comune a pronunciarsi entro 90 giorni in merito alla domanda di alcuni cittadini che chiedevano un cambio di destinazione a terreni che erano stati vincolati cinque anni prima per l’esecuzione di opere pubbliche. La decisione dell’ente locale di rinnovare o non rinnovare il vincolo è determinante se nell’area insistono abusi edilizi con domanda di sanatoria, in quanto: la destinazione pubblica rende impossibile la sanatoria che diventa possibile se non viene rinnovato il vincolo, nel qual caso si determina l’impossibilità di destinarla ad uso pubblico. Il Comune, inoltre, nel pianificare deve tener conto di tutti gli alloggi esistenti, i legittimi, i regolarizzati e quelli non ancora sanati, per un calcolo corretto del fabbisogno di nuovi alloggi pubblici.
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