Il blocca–stipendi turba il Csm

Pubblicato il 27 giugno 2008
Clima teso tra Csm e Governo. La seconda commissione del Csm ha approvato ieri un parere sulla norma blocca – processi contenuta nel decreto sicurezza, affermando che tale previsione, nel dare priorità alle cause sui reati più gravi, violerebbe sia il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111 Cost.), sia quello dell'obbligatorietà dell'azione penale dei magistrati (art. 112 Cost.). Il parere verrà esaminato martedì innanzi al plenum del Csm guidato dal vicepresidente, Nicola Mancino, che ha richiamato all'ordine ed alla riservatezza i componenti del Consiglio. Nonostante ciò, è comunque trapelata da Palazzo dei Marescialli un'ulteriore critica del Csm nei confronti della misura del governo che “sterelizza” la progressione dello stipendio dei dipendenti del pubblico impiego ed allunga di un anno il periodo di vigenza contrattuale. In proposito i togati di magistratura indipendente, Patrono, Romano e Ferri, hanno chiesto l'apposita apertura di una pratica a tutela affinché il Csm si esprima con un parere a riguardo; la norma, infatti, bloccherebbe gli stipendi ai giudici ledendone l'autonomia e l'indipendenza. A causa della fuga di notizie sul parere, il presidente della commissione giustizia del senato, Filippo Berselli, ha chiesto le dimissioni di Nicola Mancino. Inoltre, per Francesco Nitto Palma, sottosegretario all'interno, il Csm nel parlare di “amnistia occulta” compie un'azione politicamente aggressiva.
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