Il Primo Presidente della Cassazione, Vicenzo Carbone, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, ha spiegato che la lentezza dei processi è una grave danno per la sicurezza e per l'economia. L'Italia, in proposito, è alle ultime posizioni – 151° posto su 181 - nella classifica internazionale del funzionamento del sistema giudiziario. Per Carbone, “la crisi della giustizia ha conseguenze che vanno ben oltre ai costi e agli sprechi di un servizio inefficiente e si estendono alla fiducia dei cittadini, alla credibilità delle istituzioni democratiche, allo sviluppo e alla competitività del Paese”. E' il contenzioso civile a creare in Italia il problema più grande, anche in sede di legittimità: “cruciale” per il processo civile è considerata la “questione del filtro”, di una sezione, cioè, che filtri i ricorsi, dichiarando inammissibili quelli privi dei requisiti formali. In materia di processo penale, è stato confermato l'andamento positivo degli anni passati; su 44.029 ricorsi presentati ne sono stati definiti 48.683. Secondo Carbone, le cause della crisi della giustizia sono eterogenee; in evidenza il problema dei cosiddetti processi mediatici.
Sempre nella relazione di apertura dell'anno giudiziario, Carbone ha citato una stima elaborata dal Ccbe, il Consiglio degli ordini forensi d'Europa secondo cui, in Europa, solo l'Italia supera la soglia dei 200 mila avvocati.
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