Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è intervenuto ai lavori del Festival del Diritto di Piacenza (24-27 settembre 2015), partecipando, in particolare, al convegno “Il futuro della giustizia”, insieme al presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) Rodolfo Maria Sabelli.
Tra gli argomenti esaminati è spuntato il tema delle intercettazioni, la cui disciplina è attualmente oggetto di revisione per tramite del disegno di legge di modifica del codice penale e del codice di procedura penale, approvato dalla Camera il 23 settembre 2015.
Sul punto il ministro Orlando, per smentire le polemiche di un testo a favore dei politici e contro i giornalisti, ha voluto evidenziare la previsione che esclude la pena detentiva per i cronisti. Non spunterà alcuna norma – rassicura il ministro – che sanzioni le intercettazioni fraudolente con il carcere.
Al centro del dibattito anche tutta la riforma penale, sostanziale e processuale, per la quale il Guardasigilli ha mostrato la propria disponibilità a rivedere diversi aspetti, ora che il testo del disegno verrà sottoposto al Senato.
Da Sabelli, in particolare, la critica alla previsione di tre mesi di tempo per il Pm per decidere se chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale, una missione ritenuta "impossibile" dal rappresentante dell’Anm proprio in considerazione dell’enorme carico di lavoro in capo ai magistrati.
Tra gli annunci di Orlando anche l’imminente emanazione di alcuni decreti che contengono una generale depenalizzazione, con trasformazione in illeciti amministrativi di quasi tutti i reati attualmente puniti con la sola multa.
Le modifiche di ordine penale attualmente in fase di approvazione sono state al centro del dibattito anche del Congresso straordinario dei penalisti, in svolgimento a Cagliari dal 25 al 27 settembre 2015.
I lavori degli avvocati penalisti, in particolare, sono iniziati con la relazione del presidente dell'Unione delle camere penali (Ucpi), Beniamino Migliucci, nel cui testo sono state evidenziate luci ed ombre della riforma penale.
Tra le prime, proprio l’obbligo di esercizio dell’azione penale entro tre mesi contestato dall’Anm, nonché: la soppressione integrale delle modifiche alla confisca "estesa"; la soppressione integrale del nuovo istituto della sentenza di condanna a richiesta dell'imputato; la “positivizzazione” della responsabilità disciplinare del Pm che ometta l'iscrizione del nominativo dell'indagato nell'apposito registro; l'esclusione della mancanza dei motivi tra le cause di declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione pronunciata dal Giudice a quo; l'eliminazione delle esclusioni oggettive e soggettive dal "concordato anche con rinuncia del motivi in appello.
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