Il Direttore dell’Agenzia delle entrate, Antonino Maggiore, è stato ascoltato in Commissione di vigilanza dell'anagrafe tributaria, nell’ambito dell’indagine conoscitiva “Per una riforma della fiscalità immobiliare: equità, semplificazione e rilancio del settore”.
In particolare, la relazione del numero uno delle Entrate si è concentrata sui seguenti temi:
aggiornamento sul quadro degli strumenti informativi gestiti dall’Agenzia delle Entrate nell’ambito del Sistema Informativo della Fiscalità (SIF) relativamente al patrimonio immobiliare nazionale, alimentazione delle banche dati catastali e miglioramento della qualità dei dati;
riepilogo delle tipologie di informazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate in merito al patrimonio immobiliare di persone fisiche e giuridiche, al fine del contrasto all’evasione fiscale;
aggiornamento sullo stato delle attività svolte dall’Agenzia per la determinazione dei metri quadrati degli immobili privi di planimetria catastale ovvero con planimetrie non riportate in scala, con particolare riferimento ai trasferimenti immobiliari avvenuti tra la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70;
livello di realizzazione dell’Archivio Nazionale degli Stradari e dei Numeri Civici e risultati ottenuti fino ad oggi nel miglioramento della qualità dei dati delle banche dati pubbliche;
Anagrafe Immobiliare Integrata: stato di attuazione del progetto e servizi attualmente erogati a cittadini, professionisti e altre Amministrazioni pubbliche;
imposte e rendita catastale;
revisione del sistema estimativo del catasto fabbricati.
Per quanto riguarda l’aspetto impositivo del settore immobiliare, Maggiore ha reso noto che, per il 2018, la tassazione immobiliare si può stimare in 40 miliardi di euro.
Le imposte di natura reddituale (Irpef e Ires) pesano per il 21%, quelle di natura patrimoniale (Imu e Tasi) per il 49% e quelle sui trasferimenti e sulle locazioni (Iva, imposte di registro, ipotecaria, catastale, successioni e donazioni) per il restante 30%.
Nel corso dell’audizione di ieri è stata tracciata una mappa del catasto che vede, al 31/12/2018, 74 mln di unità immobiliari censite.
Di queste 63,8 mln risultano ordinarie con rendita catastale attribuita (per complessivi 36,6 mld di euro), mentre le altre unità immobiliari sono: per oltre 6,6 mln di immobili costituite da beni comuni non censibili (che non producono reddito) e per oltre 3,4 mln di immobili censite nel gruppo F (lastrici solari, aree urbane).
Il direttore delle Entrate ha ricordato come finora non sia stato attuato l’articolo 2 della legge delega n. 23/2014, che prevede la riforma delle rendite catastali.
Una riforma delle attuali modalità di determinazione delle rendite catastali – secondo Maggiore - sarebbe però necessaria ed auspicabile, in quanto comporterebbe notevoli vantaggi, in termini di efficienza ed equità, per il sistema della tassazione immobiliare.
Per tale ragione, il Direttore ha ribadito la necessità di riprendere la riforma delle rendite catastali, soprattutto per ragioni di equità fiscale, dal momento che con essa si potrebbero eliminare le disparità esistenti tra immobili e territori ormai assimilabili per valori immobiliari.
Nel corso dell’audizione è stato, poi, anche suggerito un sistema di aggiornamento quinquennale di valori e rendita e l’avvio di una stretta collaborazione con Comuni, Sogei, categorie professionali, proprietari e contribuenti.
Dal punto di vista dei controlli, è stato comunque evidenziato come, nel corso del 2018, sono stati effettuati accertamenti su oltre 505 mila unità immobiliari urbane, con un incremento della rendita complessiva, per le unità controllate, superiore a 114 milioni di euro.
Ferrea la verifica anche sui cosiddetti immobili fantasma: l'operazione condotta tra il 2007 e il 2012 ha consentito di far emergere e attribuire la rendita ad oltre 1,2 milioni di unità immobiliari, per una rendita catastale complessiva di circa 825 milioni di euro.
L’Agenzia ha, infine, reso noto che per determinare la rendita catastale, per il corretto calcolo delle basi imponibili delle imposte erariali e locali, il suo controllo si realizza attraverso due tipologie di attività: una corrente e una periodica.
L’attività corrente consiste nell’accertamento delle rendite proposte dai tecnici professionisti per nuovi accatastamenti o per dichiarazioni di variazione; mentre l’attività periodica si effettua attraverso l’accertamento delle variazioni catastali non dichiarate.
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