Nelle more di una circolare che dipani i dubbi delle imprese sul reverse charge negli appalti, Cna e Confindustria allertano sui probabili ingorghi negli Uffici per il Durc fiscale (detto anche Durf).
Due le criticità evidenziate:
Si ricorda che il modello di certificazione delle ritenute, nell’ambito degli appalti, è stato approvato dalle Entrate con il provvedimento n. 54730/2020.
Se le imprese appaltatrici o affidatarie o subappaltatrici consegnano al committente la certificazione, messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate, che attesta la sussistenza dei requisiti di norma, non si devono preoccupare del nuovo meccanismo di controllo per il contrasto dell’omesso versamento delle ritenute.
Sulla possibilità di gestire la procedura digitalmente, si prospetta che il modello possa essere gestito dal Cassetto fiscale.
Mentre, tra le preoccupazioni delle categorie interessate c’è il calcolo del tetto dei 200mila euro, la mancanza di riferimenti per determinare se si rientra nella soglia costringerà le imprese a richiederlo per, poi, verificare che non era necessario.
Dal Cna il commento: “Noi saremmo per la cancellazione della norma. Se questo non avverrà, è comunque chiaro che servirebbe un rinvio, perché i confini di applicazione del nuovo meccanismo non sono ancora stati chiariti”.
Anche per Confindustria serve un rinvio, per consentire al mercato di metabolizzare le indicazioni che arriveranno dalla circolare, attesa per la prossima settimana.
L’associazione spiega che il nuovo adempimento – il reverse charge negli appalti, nato dal decreto fiscale (Dl 124/2019) – è estremamente complesso e, per il momento, senza coordinate.
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