Ieri si è tenuto a Roma, sotto la guida del presidente del Consiglio nazionale, Antonio Tamborrino, il vertice dei presidente degli Ordini dei dottori commercialisti. L’assemblea è stata tutt’altro che rituale e i toni, in certi punti, anche piuttosto accesi. Con grande stupore di tutti i partecipanti, Tamborrino ha accusato di ostruzionismo i colleghi consiglieri nazionali, che con maggioranze variabili frenerebbero la sua attività. Poi, invece che rassegnare le dimissioni, Tamborrino ha chiesto indirettamente alla stessa assemblea il “mandato” a continuare nel suo incarico, così da superare i dissidi all’interno del Consiglio, promettendo di inviare periodicamente ai Consigli gli atti assunti in sede nazionale. Nel pomeriggio è arrivata una mozione a favore di Tamborrino firmata dal presidente di Roma, Arnaldo Acquarelli, che accentra la rappresentanza esterna sul presidente del Consiglio nazionale. Nel corso dell’assemblea il documento ha raccolto adesioni, anche senza essere stato messo formalmente ai voti. Il confronto con i consiglieri imputati si è scaldato tanto da far presupporre che “la battaglia per contarsi è appena iniziata”.
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