Approvato dal Consiglio dei ministri del 4 aprile 2019 il decreto crescita, con la formula “salvo intese”.
Nel provvedimento non sono entrate le misure per rimborsare i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie, che vedranno un iter a parte, ma si sono aggiunte altre 11 norme presentate dal MiSE.
Il decreto, per certi aspetti ancora troppo tecnico ed elaborato, potrebbe subire delle ulteriori modifiche.
La struttura del provvedimento sembra quella di una mini-manovra finanziaria, con il via libera al ritorno del superammortamento, insieme ad un corposo pacchetto di misure per il rilancio degli investimenti, per la riduzione del carico fiscale, per il rifinanziamento delle garanzie statali sui prestiti delle Pmi e sui mutui prima casa delle famiglie. Potenziato anche il regime di vantaggio per il rientro dei “cervelli” e semplificata la disciplina del Patent box. Confermate la sanatoria per le tasse locali e le misure per la tutela del made in Italy, previste nuove norme per Alitalia e Ilva.
Grazie alla proroga dal 1° aprile 2019 al 31 dicembre 2019, torna il superammortamento al 130% degli investimenti in beni strumentali.
La proroga appare comunque ridotta, visto che il 130% si applica sulla parte di investimenti complessivi che eccedono il limite di 2,5 milioni di euro.
Restano esclusi dall’agevolazione gli acquisti di veicoli non strumentali all’impresa. Grazie al differimento, la durata del superammortamento si allungherà di altri sei mesi e potrà essere utilizzato per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno 2020, a condizione, però, che entro la data del 31 dicembre 2019 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia già stato liquidato un acconto almeno pari al 20% del costo di acquisto del bene.
La mini-Ires (sconto di 9 punti percentuali dal 24% al 15% sugli investimenti in beni strumentali e in nuove assunzioni) prevista dalla Legge di bilancio non è stata accolta favorevolmente dalle imprese. Così, il Governo ha pensato ad una nuova versione dello sconto Ires: un taglio progressivo di 4 punti percentuali per gli utili reinvestiti e lasciati in azienda.
Fin da subito vi sarà una riduzione dell’aliquota dell’1,5% che collocherà il prelievo sul reddito delle imprese al 22,5%, con uno sconto in termini di competenza stimato in 989 milioni di euro.
A seguire vi sarà un altro taglio dell’Ires dell’1,5% sia per l’anno 2020 che per il 2021, per stabilizzarsi al 20% nel 2022, con una riduzione del prelievo di 2,5 miliardi di euro a regime.
La norma fissa, però, due condizioni per fruire dell'agevolazione:
la prima riguarda l'accantonamento degli utili di esercizio a riserve diverse da quelle non disponibili;
la seconda è legata all'incremento del patrimonio netto, considerato quest’ultimo come differenza tra il patrimonio netto risultante dal bilancio d'esercizio del periodo d'imposta di riferimento, senza considerare il risultato del medesimo esercizio, al netto degli utili accantonati a riserva, agevolati nei periodi di imposta precedenti, e il patrimonio netto risultante dal bilancio d'esercizio del periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2018, senza considerare il risultato dello stesso esercizio.
Al fine di sostenere la crescita delle imprese, il pacchetto di misure fiscali del decreto crescita prevede anche l’aumento progressivo della deducibilità dall’Ires e dall’Irpef dell’Imu pagata dagli imprenditori per gli immobili strumentali all’attività d’impresa.
La aliquota attuale del 40%, sale al 50% per l’anno in corso per crescere all’80% nel triennio 2020-2022.
Per favorire lo sviluppo del tessuto produttivo, l’Esecutivo ha pensato di agire anche sulle aggregazioni aziendali.
E’ stato riproposto il bonus tributario per le società che decidono di integrarsi. Per le operazioni straordinarie realizzate entro il 31 dicembre 2022, in deroga al principio di neutralità fiscale, sarà possibile per le imprese il riconoscimento fiscale gratuito del maggior valore attribuito all'avviamento, ai beni strumentali materiali e immateriali per effetto dell'imputazione su tali poste di bilancio del disavanzo da concambio che emerge in sede di dette operazioni di aggregazione aziendale.
Praticamente, per le imprese tutto ciò si tradurrà nel diritto alla deduzione fiscale dei maggiori ammortamenti, con effetto sulla quantificazione delle eventuali plusvalenze o minusvalenze realizzate successivamente al decorso del termine di quattro anni.
Rivisti nel pacchetto “crescita” anche gli aiuti per i giovani e le donne. La principale misura pensata a favore degli aiuti per l'autoimprenditorialità, cosiddetta “Nuove imprese a tasso zero”, allunga i tempi del finanziamento e si apre alle imprese esistenti.
L'aiuto, rivolto alle imprese a prevalente partecipazione giovanile e femminile (Dlgs n. 185/2000), è stato modificato al fine di ampliarne la capacità di intervento e renderlo più attrattivo per le imprese.
In particolare, i cambiamenti si propongono di allargare il novero dei potenziali beneficiari della misura, innalzando il limite temporale relativo alla costituzione dell'impresa e ammettendo alla presentazione della domanda le imprese costituite da non più di 60 mesi alla data di presentazione (in precedente, il limite era di 12 mesi).
Analogamente, è stato disposto anche l'aumento della percentuale di copertura delle spese ammissibili, innalzandola al 90% del totale. La copertura aumenta per le imprese che sono costituite da almeno 36 mesi e da non più di 60 mesi. Inoltre la bozza di decreto prevede che:
la durata del mutuo agevolato venga aumentata da 8 anni a 10 anni;
aumenti l'importo massimo delle spese ammissibili, che viene innalzato a 3 milioni di euro per le imprese costituite da almeno 36 mesi e da non oltre 60 mesi, per le altre rimane il limite a 1,5 milioni di euro;
venga prevista la possibilità di cumulo delle agevolazioni con altre misure di aiuto, nei limiti stabiliti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato.
Infine, la relazione di accompagnamento al decreto crescita evidenzia che, nel caso in cui la realizzazione del programma di investimento agevolato avvenga anche attraverso l'utilizzo di un finanziamento bancario ordinario, lo stesso potrà essere assistito dalla garanzia del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese.
Rafforzati anche gli incentivi per il rientro dei “cervelli” in Italia. E’ salito da quattro a sei anni il regime di favore fiscale per i docenti e i ricercatori che trasferiscono la residenza in Italia a partire dall’anno 2020, con l'obiettivo di superare la problematica relativa agli anni passati per i soggetti non iscritti all'Aire.
Semplificate le procedure per il Patent box. Per beneficiare della tassazione agevolata dei redditi derivanti da beni immateriali, i cui costi di sviluppo sono stati sostenuti in Italia, è stato eliminato l'obbligo di interpello all’Agenzia delle Entrate. Pertanto, i contribuenti potranno scegliere di calcolare e indicare direttamente in dichiarazione il beneficio.
Il credito imposta ricerca e sviluppo, in scadenza a fine 2020, è stato prorogato per il triennio 2021-2023.
Infine, alcune modifiche hanno riguardato anche il regime forfettario e la fatturazione elettronica, come pure è stato introdotto un nuovo adempimento in materia di Iva per le vendite online.
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