La stretta sulle compensazioni e quella su appalti e subappalti nel decreto fiscale sono state al centro dell’audizione del Cndcec in Commissione finanze alla Camera.
Sulla lotta alle indebite compensazioni, che prevede che i crediti Irpef, Irap, Ires e relative imposte sostitutive possano essere utilizzati solo dopo la presentazione della dichiarazione da cui il credito emerge, il Consiglio dei commercialisti chiede l’esclusione di lavoratori autonomi, soggetti ad Isa e a ritenute d’acconto Irpef del 20% sui compensi lordi.
Ma se ciò non fosse possibile, si dovrebbe almeno permettere la compensazione dei crediti anche prima della presentazione della dichiarazione, anche “previo rilascio da parte di professionisti abilitati di uno specifico visto di conformità anticipato rispetto alla presentazione della dichiarazione”.
La norma che prevede di “estendere i limiti alla compensazione, ora previsti per l’Iva, alle imposte dirette rischia di diventare per i professionisti un prestito forzoso”, spiegano i consiglieri Cndcec, Maurizio Postal e Gilberto Gelosa: “mentre la dichiarazione annuale Iva può essere presentata già nei primi mesi dell’anno successivo, la dichiarazione dei redditi non può essere presentata prima di maggio e questo, per i soggetti obbligati agli Isa si traduce in un notevole allungamento del termine a partire dal quale si potranno utilizzare i crediti in compensazione”.
Sull’altro fronte caldo delle “ritenute e compensazioni in appalti e subappalti e reverse charge manodopera”, il Cndcec bolla il nuovo sistema come “cervellotico, che spacca il mercato in due e mette una barriera burocratica all’accesso di imprese di nuova costituzione”.
Mettendo l’appaltatore nelle condizioni di dover consegnare alla controparte contrattuale buona parte del suo business plan, osservano inoltre i Consiglieri davanti alla Commissione, c’è anche un rischio concorrenziale.
Sulla disciplina penale l’auspicio che il legislatore non legiferi attraverso decreto, da usare come veicolo di norme in situazioni di gravità e urgenza. In subordine si chiede di “espungere tutte le modifiche che attengono alle soglie di punibilità, il cui abbassamento è palesemente controproducente in termini di efficacia dell’azione penale, tanto più se l’obiettivo è quello della cosiddetta grande evasione”.
Sui rilievi del Garante della Privacy in merito all’"archiviazione integrale di tutte le fatture emesse e ricevute, comprensiva dei dati non fiscalmente rilevanti e di quelli inerenti alla descrizione delle prestazioni fornite” che appare sproporzionata, il Consiglio nazionale offre una via d’uscita: “come avviene per i dati contabili analogici, in ogni caso l’accesso ai dati conservati digitalmente sia garantito dalle medesime procedure e che l’eventuale utilizzo massivo ulteriore di essi sia tale da escludere le informazioni contenute nel corpo fattura”.
Infine, il Cndcec interviene anche sulla sanzione in caso di mancato uso del Pos, definendola sproporzionata.
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