“Decreto Dignità: alcune buone intenzioni, qualche rinvio e scelte discutibili sul lavoro”.
Riassume così, il decreto, l'Adc con il Comunicato stampa del 6 luglio 2018.
Si accoglie con favore sia la disapplicazione dello split payment alle prestazioni dei lavoratori autonomi assoggettati a ritenuta d’acconto, anche se la certezza è subordinata all’esito favorevole dell’esame del Mef sulle coperture, che la strada intrapresa per limitare la delocalizzazione delle imprese che ricevono aiuti di Stato.
Serviva più coraggio, invece, nell'intervento su redditometro e soprattutto spesometro, il mero rinvio dello spesometro semestrale non consente di superare alcuna delle criticità evidenziate nel passato dall'Adc, continuando con una politica di finto contrasto all’evasione basata sulla proliferazione di inutili adempimenti burocratici sulle spalle di commercialisti, imprese e contribuenti.
Il Governo nel decreto Dignità, ha individuato nei contratti a termine e nella somministrazione di lavoro le cause principali della precarizzazione del lavoro nel nostro Paese.
Ma, sottolinea il comunicato, ai due modelli di rapporto di lavoro subordinato si applicano tutte le garanzie contrattuali e retributive che legge e contratti collettivi impongono.
Il pericolo è che, la storia recente insegna, ogni azione di rigidità introdotta nel diritto del lavoro porta, come conseguenza, il ricorso a forme di lavoro atipiche che sfuggono quasi completamente alle normali tutele poste a garanzia del lavoratore.
La riduzione del termine massimo per i rapporti di lavoro a tempo determinato unitamente alla reintroduzione delle cosiddette “causali”, all’aumento della contribuzione ed alla riduzione del numero delle proroghe, rappresentano inutili barriere verso il lavoro subordinato.
Anche sulla somministrazione di lavoro le modifiche apportate non sono utili all’intento di consolidare i rapporti di lavoro.
In calce si legge lo senario prossimo: "Purtroppo crediamo che a farne le spese saranno tanti giovani fagocitati nel vortice dei lavori senza tutele, che si ritroveranno soci di cooperative 'a loro insaputa' o catapultati in appalti endoaziendali senza il minimo di garanzia. Dalla nostra esperienza possiamo confermare che la flessibilità piuttosto che la rigidità favorisce le assunzioni".
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