Corruzione Anche gli intermediari soggetti a sequestro preventivo

Pubblicato il 09 settembre 2017

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 41202 dell'8 settembre 2017, chiarisce la differenza tra l'accusa di corruzione e quella di traffico di influenze illecite.

Così, rigettando il ricorso di due professionisti, che avevano assunto il ruolo di intermediari tra corruttori e pubblici ufficiali corrotti, percependo compensi poi giustificati da fatture false, la Suprema Corte ritiene valida la posizione assunta dal Tribunale di Oristano, che aveva individuato il prezzo della contestata corruzione nell'ammontare delle somme versate dai corruttori per finanziare il pagamento dei pubblici funzionari e, comunque, dell'intero sistema corruttivo, in cui venivano ricompresi anche gli intermediari.

Si legge, infatti, nella pronuncia n. 41202 dell'8 settembre 2017, che risponde di corruzione – e non di traffico di influenze illecite - “colui che pone in essere un'attività di intermediazione finalizzata a realizzare il collegamento tra corruttore e corrotto, con la conseguenza che nel delitto di corruzione, avente natura di reato plurisoggettivo a concorso necessario e a struttura bilaterale, la confisca per equivalente di cui all'art. 322 ter cod. pen. deve essere commisurata alla quota di prezzo o profitto attribuibile a ciascun concorrente nel reato, ivi compresi sia gli intermediari che i soggetti corrotti e, nell'impossibilità di un'esatta quantificazione, deve essere imputata secondo i canoni della solidarietà interna fra i predetti concorrenti, ai sensi dell'art. 1298 cod. civ., sicché la relativa confisca e il sequestro preventivo a essa finalizzato possono interessare indifferentemente ciascuno dei concorrenti anche per l'intera entità del prezzo o profitto accertato, pur non potendo l'espropriazione essere duplicata o comunque eccedere nel quantum l'ammontare complessivo dello stesso”.

Per tali ragioni, la Corte respinge integralmente la tesi della difesa secondo la quale dal calcolo del prezzo della corruzione dovevano essere detratte le somme dovute a titolo di Ires e dei contributi versati alla Cassa di previdenza (Inarcassa).

Per la Corte, dunque, ai professionisti che hanno fatto da intermediari è possibile sequestrare l'intero prezzo pattuito fra corrotti e corruttori, incluso il contributo versato alla Cassa di previdenza a fronte della fattura falsa che giustifica il passaggio di denaro.

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