È possibile regolarizzare i contratti di export dati verso paesi extra UE, con una moratoria di 18 mesi. A stabilirlo è la Commissione UE con la decisione del 4 giugno 2021, che ha riscritto le clausole contrattuali standard per il trasferimento di dati verso Paesi terzi, dove, come gli Usa, non si applica il regolamento Ue sulla protezione dei dati n. 2016/679 (Gdpr).
La decisione era attesa da imprese e in genere da chi si avvale di servizi che implichino conservazione e trattamento dati trasferiti fuori dall'UE. Il problema è sorto quando la Corte di Giustizia Ue (sentenza 16 luglio 2020) ha annullato l'accordo “scudo privacy” con gli USA, prescrivendo cautele aggiuntive in caso di export di dati extra UE.
Per tale export di dati il Gdpr richiede presupposti rigorosi come una decisione della commissione UE che attesti il rispetto della privacy nel paese destinatario.
Con la decisione del 4/6/2021 la Commissione ha colmato il vuoto e ha approvato nuove clausole tipo, in linea con la sentenza della Corte Ue. In particolare, le nuove clausole attuano due degli scopi essenziali affermati nella pronuncia citata:
In definitiva, gli operatori hanno 18 mesi per adeguare i contratti pendenti alle nuove clausole.
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