Ad arginare le polemiche sorte sul bando Mef, in merito agli incarichi gratuiti richiesti ai professionisti, è intervenuto lo stesso dicastero economico, precisando che la richiesta non costituisce un'opportunità lavorativa.
Attraverso il comunicato stampa n. 48 dell’8 marzo 2019, il Mef afferma che la parola “consulenza gratuita”, contenuta nel bando, “non è da intendersi come rapporto di lavoro o fornitura di un servizio professionale che come tale sarebbe regolato dalle procedure del Codice degli Appalti”.
E’ iniziato tutto con la pubblicazione, il 27 febbraio, dell’avviso pubblico di manifestazione di interesse “per il conferimento di incarichi di consulenza a titolo gratuito sul diritto - nazionale ed europeo - societario, bancario, dei mercati e intermediari finanziari”.
Immediata la reazione dei professionisti che hanno tacciato il Mef di violare pesantemente le norme sull’equo compenso. Il tutto è sfociato nell’invio da parte dei presidenti dei Consigli nazionali degli avvocati, dei commercialisti e dei notai - Andrea Mascherin, Massimo Miani e Salvatore Lombardo – di una lettera al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, chiedendo il ritiro immediato del bando.
Ad abbassare i toni è giunto il comunicato del ministero interessato: “si precisa che l’invito è rivolto a personalità affermate, principalmente provenienti dal mondo accademico, che, in ottica di collaborazione istituzionale, desiderino offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse. Nessun professionista viene leso e nessuna regola è stata violata”.
La richiesta formalizzata dal Mef viene usata diffusamente in molte Pubbliche Amministrazioni. Si è dovuto dar luogo alla procedura della pubblicità, per esigenze di trasparenza e comparazione, come suggerito dalla Corte dei conti e ribadito dalla giurisprudenza amministrativa.
Nell’ambito di tali incarichi non entra la norma dell’equo compenso, che si riferisce, invece, a rapporti professionali di lavoro nel settore privato.
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