All’apertura del Congresso straordinario dell’Unione Camere Penali italiane, in svolgimento a Roma dal 6 all’8 ottobre 2017, intitolato “VOLTIAMO PAGINA. Un nuovo giudice per un nuovo processo. Dalla separazione delle carriere all’affermazione dello Stato di diritto”, il Presidente UCPI Beniamino Migliucci non ha usato mezzi termini nell’esprimere le riserve dei penalisti sul nuovo Codice antimafia, che ha avuto l’ok della Camera lo scorso 27 settembre 2017.
Trattasi di una riforma – queste le parole di Migliucci – “frutto di una politica preoccupata di accreditarsi presso l’opinione pubblica come paladina della lotta alla corruzione”, che tuttavia “aumenta pericolosamente la distanza fra il mondo dell’imprenditoria e dell’economia del Paese, inoculando all’interno dell’intera società un formidabile e pericoloso strumento di destabilizzazione economica, e disincentivando l’iniziativa privata e gli investimenti”. Avere approvato il Codice antimafia in questo scorcio finale di legislatura – prosegue il Presidente nella sua relazione - testimonia “una accelerazione determinata dal desiderio di dimostrare efficienza, condita da una vena di giustizialismo. Poco importa che sia una legge profondamente illiberale che estende ingiustificatamente l’applicazione di norme già sbagliate, retaggio di un’epoca autoritaria, a fattispecie di reato e illeciti che nulla hanno a che vedere con il fenomeno mafioso”. Tanto più che un’altra agenda era possibile. Sono state difatti lasciate per strada altre leggi probabilmente più urgenti – conclude Migliucci - come lo ius soli, la morte assistita, una decente legge sulla tortura, la legalizzazione delle droghe leggere, le norme sui magistrati in politica.
Altro tema oggetto di confronto al Congresso, è l’intervento sulla diffusione delle intercettazioni (si sovviene in proposito che è in corso la stesura del testo, per dar seguito alla delega conferita in materia al Governo, dalla Legge n. 103/2017 di riforma del codice di procedura penale). Sul punto, il Presidente delle Camere penali, apprezzando la disponibilità del Ministro della giustizia Andrea Orlando al confronto, evidenzia che per evitare che la delega rimanga priva di effetti, occorre non solo vietare la trascrizione di conversazioni i cui contenuti non siano rilevanti ai fini del procedimento, ma occorre altresì sanzionare tale condotta. Sanzione che dovrebbe parimenti estendersi anche al divieto di ascolto delle comunicazioni tra avvocato ed assistito.
Infine, sempre nel corso del Congresso, Migliucci ha annunciato che il progetto di legge popolare per la separazione delle carriere tra giudici e Pm, ha superato le 70 mila firme.
Ai sensi dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei dati personali - Regolamento (UE) n.2016/679 (GDPR)
Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti legati alla presenza dei "social plugin".