Confisca e corruzione. Va provato il nesso tra utilità e condotta
Pubblicato il 04 dicembre 2012
Il Tribunale del riesame, nel verificare i presupposti per l'adozione di una misura cautelare reale - nella specie una confisca - non può tenere in considerazione solo l’astratta configurabilità del reato,
“ma deve valutare, in modo puntuale e coerente, tutte le risultanze processuali, e quindi non solo gli elementi probatori offerti dalla pubblica accusa, ma anche le confutazioni e gli elementi offerti dagli indagati che possano avere influenza sulla configurabilità e sulla sussistenza del “fumus” del reato contestato”.
In particolare, per quel che riguarda un’accusa per corruzione propria, occorre dimostrare che il compimento dell'atto contrario ai doveri d'ufficio è stato la causa della prestazione dell'utilità e della sua accettazione da parte del pubblico ufficiale, “
non essendo sufficiente a tal fine la considerazione della mera circostanza dell'avvenuta dazione”.
Con dette considerazioni i giudici di Cassazione – sentenza n.
46763 del 3 dicembre 2012 – hanno ribaltato la decisione con cui il Tribunale del riesame di Bologna, nell'ambito di un'indagine per corruzione, aveva convalidato la confisca disposta nei confronti dei beni di una società.