Con il nuovo redditometro ogni spesa è monitorata
Pubblicato il 04 gennaio 2013
Redditometro 2.0 ai nastri di partenza. Il decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze che misurerà la bontà dei dati forniti dal contribuente nelle dichiarazioni dei redditi attende solo di essere pubblicato in “
Gazzetta Ufficiale”.
Le disposizioni relative al redditometro saranno applicabili ai redditi relativi all'anno di imposta 2009 e seguenti.
Le voci di spesa prese in considerazione dal Fisco sono più di cento: si spazia dalle spese alimentari e per l'abbigliamento a quelle per il tempo libero; da quelle sostenute per l'energia elettrica e gas a quelle per i domestici. Si ritrovano anche le spese per mutui, per la manutenzione per l'abitazione e investimenti. Questi ultimi riguardano: immobili; beni mobili registrati; polizze assicurative; contributi previdenziali volontari; oro, numismatica e filatelia.
Se i dati non combaceranno, si attiverà la procedura di accertamento; l'unica arma in mano al cittadino è dimostrare che il reddito risultato “in più” proviene da altre fonti (per esempio un'eredità) oppure che si tratta di un reddito inferiore a quello stimato.
L'Amministrazione finanziaria può attingere i dati per i confronti sia dalle dichiarazioni dei redditi che dalle varie utenze che dai dati dell'Anagrafe tributaria.
Per alcune delle voci presenti nella tabella, si dà rilevanza alla spesa effettivamente sostenuta; ma per altre si considera la spesa risultante dai dati disponibili dell'amministrazione e la spesa media Istat. In questo caso, si considera sempre l'ammontare maggiore tra quello presente nell'Anagrafe tributaria e quello determinato considerando la spesa media Istat.
Il Fisco fissa l'asticella della tolleranza al 20%: se la differenza tra reddito dichiarato e reddito stimato risulta superiore, scatta la procedura accertativa.