Va smentito il principio secondo cui - ai fini del calcolo dei compensi dell’avvocato - il cumulo di domande di valore determinato con altre di valore indeterminabile, renderebbe l’intera causa di valore indeterminabile
Detto principio, difatti, va correttamente applicato solo nel caso in cui, tenuto conto del valore della controversia scaturente dalle domande avente carattere determinato, l’applicazione dello scaglione tariffario previsto per le domande di valore indeterminabile, consentirebbe il riconoscimento di compensi maggiori.
Opinare diversamente, ovvero reputare che debba sempre prevalere i il criterio di liquidazione per le controversie di valore indeterminabile, anche quando ciò non rechi alcun vantaggio al professionista, potrebbe portare alla del tutto irrazionale conclusione secondo cui l’attività professionale connotata da maggiore complessità – in quanto contemplante la necessità di apportare difese, oltre che per le domande di valore determinato, anche per quelle di valore indeterminabile – sarebbe compensata con una somma inferiore rispetto a quella riconoscibile per l’attività difensiva relativa alle sole domande di valore determinato.
E' tutto quanto si legge nella sentenza n. 4167 depositata dalla Corte di Cassazione, seconda sezione civile, il 16 febbraio 2017.
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