Netto il giudizio del presidente Cndcec, Miani, sul decreto Liquidità per le imprese: “Insoddisfacenti anche le misure fiscali del nuovo decreto… Non resta che sperare nel prossimo decreto di aprile”.
L’intervento, ancora in bozza, del Governo per l’emergenza Coronavirus, secondo Miani, è negativo per:
Invece di semplificare norme e procedure fiscali in un periodo di assoluta emergenza come quello attuale, il decreto finisce per complicarle ulteriormente e ingiustificatamente.
Un esempio è l’individuazione dei ricavi/compensi in modo distinto per i mesi di marzo e aprile 2020 e l’esigenza di raffrontare gli importi così determinati con quelli relativi ai corrispondenti mesi del 2019: “Per i soggetti in contabilità ordinaria che determinano i ricavi in base al principio di competenza – spiega Miani – questo si traduce nella necessità di effettuare le scritture di assestamento che normalmente si effettuano una volta all’anno in sede di redazione del bilancio per quattro volte in due mesi, con buona pace della semplificazione. Il riferimento al fatturato avrebbe certamente agevolato la verifica delle condizioni previste dalla legge”.
Anche l’auspicio di un blocco generalizzato dei versamenti fino al 30 settembre, che comprendesse non solo i versamenti periodici di Iva, ritenute, contributi previdenziali e premi assicurativi, ma anche quelli relativi alle dichiarazioni dei redditi e Irap che scadono il 30 giugno, è stato deluso.
Miani, pur apprezzando l’impianto complessivo degli interventi sulla liquidità da garantire alle imprese, resta dubbioso sul meccanismo per ottenere l’aiuto dove la garanzia dello Stato non è al 100% e sono previste istruttorie da parte delle banche.
Per i finanziamenti fino ai 25mila euro il percorso sembra lineare, per tutto il resto sussiste l’incognita dei tempi: ci sarà l’intero mondo delle imprese che si rivolgerà alle banche per avere liquidità e quindi l’evasione delle pratiche sarà presumibilmente lunga e difficile.
Anche i due anni per il preammortamento e sei anni per la restituzione sono insoddisfacenti.
Altro ancora non è andato bene per il presidente Cndcec.
Ad esempio la soglia di tolleranza “surreale” del 20% sugli acconti calcolati con metodo previsionale anziché la drastica riduzione, se non l’eliminazione, degli acconti calcolati con il metodo storico.
Poco gradita anche la sorpresa per la trasmissione all’Agenzia delle Certificazioni Uniche, che può essere “tranquillamente” effettuata, senza sanzioni, entro il 16 e il 30 aprile 2020.
E ci si aspettava, dichiara in un comunicato del 7 aprile 2020: “la sospensione dei versamenti derivanti da avvisi bonari, accertamenti con adesione e altri istituti deflativi del contenzioso, la possibilità di compensare i crediti 2019 relativi a imposte dirette e IRAP anche prima della presentazione della relativa dichiarazione o ancora la sospensione del blocco delle compensazioni in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 1.500 euro e del blocco dei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche in presenza di debiti scaduti di importo superiore a 5.000 euro, nonché dei pignoramenti presso terzi o ancora la disapplicazione dell’ingiustificabile norma di proroga di due anni dei termini di riscossione e accertamento in scadenza nel 2020”.
Intanto, un accordo tra Gruppo Igea Banca e Fidiprof (il confidi di Confprofessioni) predispone una corsia preferenziale per l'accesso al credito dei liberi professionisti, in emergenza Coronavirus.
Con un primo stanziamento di 15 milioni per interventi di liquidità i liberi professionisti possono richiedere, anche attraverso la piattaforma digitale BeProf, prestiti fino a 50 mila euro, con durata sino a 60 mesi con un preammortamento di un anno.
Per le professioni sanitarie, medici di medicina generale e odontoiatri, il finanziamento può arrivare sino a 100 mila euro.
Ezio Maria Reggiani, presidente di Fidiprof: “Rispetto al decreto Liquidità, appena varato dal Governo, il programma di finanziamenti messo a punto da Fidiprof e dal Gruppo Igea Banca è immediatamente operativo con grande flessibilità, perché attinge alle risorse proprie del sistema confederale… L'emergenza epidemiologica da Covid-19 ci ha, infatti, spinto a rimodulare le linee di finanziamento, già in essere, con un nuovo prodotto calibrato sulle specifiche esigenze dei liberi professionisti, per far fronte alla crisi di liquidità che in queste settimane ha investito gli studi professionali”.
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