Cndcec, Anc e Adc contro la riduzione dei gradi nel processo tributario

Pubblicato il 18 gennaio 2020

L’annuncio del premier Conte dell’ipotesi di ridurre il processo tributario a due soli gradi di giudizio, con la soppressione dell’appello dinanzi alle Commissioni tributarie regionali, smuove le proteste delle categorie coinvolte.

Le firme di Cndcec, Adc e Anc, Amt, Consiglio nazionale forense, Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari, Anti e Uncat, le accademie e gli osservatori (Aipdt, I/d, Igs, Ogt, Oida, Ssdt), insieme nella missiva al presidente del Consiglio delle sigle che partecipano al tavolo tecnico congiunto sulla riforma dell’ordinamento giudiziario tributario, organizzato dall’Associazione magistrati tributari (Amt).

Si chiede un incontro.

Daniela Gobbi, presidente dall’Amt, ammonisce: “l’eliminazione di un grado non solo rappresenterebbe una riduzione delle garanzie delle parti, ma per il processo tributario, tenuto conto della rapidità con cui si concludono due gradi di merito, comporterebbe un ulteriore aggravio del contenzioso in Cassazione in contrasto con la esigenza di ridurre i tempi di controllo di legittimità”.

Il presidente Cndcec, Massimo Miani, commenta: “L'obiettivo prioritario per una giustizia tributaria più celere ed efficiente non è la riduzione del processo a due gradi di giudizio, ma la ridefinizione dei requisiti professionali del giudice tributario, al fine di riservare tale funzione a giudici a tempo pieno che siano in possesso di una preparazione specifica nella materia tributaria a garanzia della imparzialità e dell'indipendenza dell'organo giudicante”.

In un comunicato congiunto la contestazione di Anc e Adc: “Il Governo rischia di affrontare la questione della riforma tributaria in modo inadeguato. La possibile eliminazione di un grado di giudizio di merito dinanzi alle Commissioni Tributarie sarebbe una grave violazione dell’art. 111 della Costituzione. Con la riduzione del livello di difesa delle parti si aprirebbe quindi una grave falla concettuale.”.

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