“Specializzazioni e aggregazioni restano la via da seguire”, dunque ”la politica metta in campo misure che agevolino studi associati e Stp".
Così, Massimo Miani – presidente Cndcec – al 2° Forum dei commercialisti, organizzato a Milano da Italia Oggi.
La frammentazione, figlia della crisi economica vissuta, rende più deboli. Preoccupa, ammonisce Miani, la fatica che incontrano i processi di aggregazione tra i commercialisti. Pertanto, si chiede al Governo di mettere in campo incentivi concreti alle aggregazioni e più attenzione per la professione.
Quanto alla fatturazione elettronica, il grado di impreparazione delle piccole e medie imprese di fronte ad un passaggio così significativo richiederebbe un’introduzione scaglionata della norma, a seconda delle dimensioni delle imprese per numero di dipendenti.
Una ricerca Fnc che rileva un interesse crescente per studi sempre più specializzati conferma che la battaglia per il riconoscimento delle specializzazioni portata avanti dal Cndcec, “sorprendentemente bocciato dalla politica nella scorsa legislatura”, è giusta.
La linea dei commercialisti è una definizione di varie sezioni all'interno dell'albo, ognuna dedicata ad un ramo di specializzazione, una collana di albi dentro all'albo generale.
Non bisogna avere paura di parlare di ritorno alle tariffe professionali, spiega Miani, un ritorno molto complicato, forse quasi impossibile, ma l'introduzione dell'equo compenso serve a garantire una giusta paga a chi svolge lavori altamente rischiosi, soprattutto quando li svolge nei confronti di clienti forti: “Noi come categoria, ma i professionisti in generale, ci troviamo a combattere con questa grande difficoltà: compensi bassi e, spesso, pagamenti in ritardo”.
Interessante l'intervento del direttore degli Osservatori professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano, Claudio Rorato, che ha evidenziato la necessità, per tutte le professioni italiane, di ridefinire la propria presenza in un contesto in rapidissima evoluzione: “Con l’agenda digitale europea si vuole costruire un mercato unico digitale, con protocolli e linguaggi condivisi. Questo è ormai l’ecosistema di riferimento. L’innovazione digitale è un processo irreversibile: snobbarla significa auto emarginarsi dal mercato”.
Le imprese apprezzano le professioni per la fornitura di servizi tradizionali, ma si sentono “poco seguite”, continua Rorato, e tra imprese e professionisti si sta modificando il rapporto fiduciario, con il rischio che diventi meno solido.
E sta mutando anche il contesto competitivo delle professioni che prima era facilmente identificabile, ora le startup stanno disintermediando il professionista, industrializzando processi molto standardizzati. Di fronte ad una rivoluzione tanto evidente di paradigmi, bisogna saper gestire le novità. A cominciare dalla fatturazione elettronica che non è “un mero documento fiscale, ma un elemento potenzialmente in grado di modificare il modello organizzativo degli studi, un nuovo asset in pancia”.
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