Chiude l’annoso caso delle professioni non organizzate

Pubblicato il 26 gennaio 2013 È stata pubblicata, sulla “Gazzetta Ufficiale” n. 22 del 26 gennaio 2013, l’attesa Legge n. 4 del 14 gennaio 2013, con le disposizioni in materia di professioni non organizzate.

In essa la definizione di professione senz’Albo: “per «professione non organizzata in ordini o collegi», .... si intende l'attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell'art. 2229 del codice civile, delle professioni sanitarie e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche normative”.

Al professionista la scelta della forma societaria per l’esercizio dell’attività: individuale, associata, societaria, da dipendente. Quanto alle associazioni, saranno queste a promuovere la formazione permanente degli iscritti, ad adottare un codice di condotta e a stabilire le sanzioni disciplinari e le forme di garanzia per i clienti.

Tira un sospiro di sollievo il presidente del Colap - Coordinamento delle libere associazioni professionali - Giuseppe Lupoi, che, per i ritardi di firma e pubblicazione, temeva ancora una volta ingerenze di alcune corporazioni per l’affossamento della legge. Il presidente Lupoi chiosa: “i lavoratori che fino ad oggi hanno svolto un'attività professionale non ordinistica hanno finalmente ottenuto lo status di "professionista", e i loro clienti saranno maggiormente tutelati grazie ad una maggior trasparenza che è ora possibile ottenere attraverso la normazione e la certificazione”.

Ed il presidente di Cna-professioni, Giorgio Berloffa, sottolinea come la legge 4/2013, grazie alla normazione tecnica, stabilisca i requisiti minimi di competenze che permettono al professionista di svolgere la propria attività secondo standard qualitativi riconosciuti a fronte di un mercato attualmente deregolamentato e, dunque, meno serio.

La normazione tecnica è esclusiva dell'Uni, l'Ente nazionale italiano di unificazione.
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