E’ legittima l’operazione con cui la Cassa forense calcola la pensione secondo il metodo contributivo, nei confronti degli iscritti che vantino un periodo di contribuzione superiore a cinque anni ma inferiore a trenta, con conseguente cancellazione del diritto alla restituzione dei contributi. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Sezione lavoro, respingendo il ricorso di un avvocato iscritto alla Cassa, che rivendicava il calcolo della propria pensione con sistema retributivo.
Sul punto gli Ermellini, con sentenza n. 19981 del 10 agosto 2017, hanno chiarito che in materia di trattamento previdenziale, gli enti privatizzati quali la Cassa forense, nell’esercizio della propria autonomia – che li abilita ad abrogare e a derogare disposizioni di legge in funzione dell’obiettivo di assicurare equilibrio di bilancio e stabilità delle rispettive gestioni – possono adottare misure prevedenti, fermo restando il sistema retributivo del calcolo della pensione, la facoltà di optare per il sistema contributivo a condizione di maggior favore per gli scritti (in quanto comportante un ampliamento dell’area di utilizzabilità a fini pensionistici dei contributi versati), stabilendo al contempo la non restituibilità dei contributi legittimamente versati (con abrogazione della disposizione di cui alla Legge n. 570/1980, art. 21). E ciò, oltre che nei limiti e nel rispetto dell’autonomia degli enti previdenziali privatizzati, senza che ne consegua la lesione di diritti quesiti, di legittime aspettative o dell’affidamento nella certezza e nella sicurezza giuridica.
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