In mancanza di risposte adeguate sulla grave carenza di personale amministrativo in cui versa il sistema giustizia, i magistrati italiani annunciano una giornata di astensione totale dalle udienze entro gennaio 2017.
E’ quanto enunciato dal Comitato Direttivo straordinario dell’Amn del 16 luglio 2016, che denuncia, attraverso un apposito documento, propositi e malumori in relazione alla situazione di intollerabile carenza strutturale ed organizzativa.
Per cui si è stabilito, all'unanimità, di organizzare preliminarmente, per il primo ottobre 2016, un Cdc straordinario ove sarà invitata a partecipare una rappresentanza dei capi degli uffici giudiziari, al fine di denunciare pubblicamente le gravissime criticità esistenti.
Sarà altresì attivata in tempi rapidi – annuncia ancora l’Amn – un’interlocuzione con tutte le componenti del settore giustizia (personale amministrativo, avvocatura, magistratura onoraria) allo scopo di elaborare una piattaforma comune di rivendicazioni da sottoporre al Ministro della Giustizia, nell'ambito di un incontro che sarà appositamente richiesto.
Se il Ministero non sarà in grado di fornire risposte adeguate, verrà dunque proclamata la giornata di sciopero da parte della magistratura.
A due anni dall'avvio delle riforme volute dal Ministro Andrea Orlando, difatti, lo stato di salute del sistema giustizia, pur se migliorato, risulta ancora precario, soprattutto per quanto attiene al nodo cruciale “lunghezza dei processi”.
Secondo l’analisi dello stesso Ministero della giustizia al 31 dicembre 2015, infatti, servono quasi tre anni per concludere una lite civile in primo grado. Trattasi tuttavia di un dato medio, che sintetizza performaces molto variabili da un Tribunale all’altro.
Sono esclusi da tali statistiche i fallimenti, le esecuzioni e le cause non contenziose (come le separazioni consensuali e l’area della volontaria giurisdizione) per i quali i si scende a circa un anno e quattro mesi di durata media dei processi.
Ma i tempi lunghi non sono solo una prerogativa dei Tribunali, bensì anche delle Corti d’Appello (in cui le cause civili permangono in media due anni e dieci mesi) e della Corte di Cassazione (intorno ai tre anni). Pertanto accade non di rado che si superino i tempi previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per cui segue altro contenzioso volto ad ottenere i rimborsi previsti dalla legge Pinto.
Tra le causa di tutto ciò, i magistrati puntano il dito soprattutto contro la mancanza di personale amministrativo, che porta inevitabilmente udienze ridotte, notifiche bloccate e sportelli con orari di apertura limitati.
Ma non ci sono solo cattive notizie.
L’arretrato nella giustizia civile continua infatti a calare (in riferimento al contenzioso puro in Tribunale, si è passati da 2,4 milioni di processi nel 2009 a meno di 1,6 milioni a fine 2015).
Riduzione dovuta al calo della litigiosità per effetto di procedure alternative di risoluzione delle controversie, all'aumento dei costi per avviare i processi ed al contributo del processo telematico.
E’ inoltre della scorsa settimana, l’emendamento approvato in commissione Giustizia alla Camera (inserito nel decreto legge che proroga il processo amministrativo telematico) che promette l’assunzione di mille nuovi amministrativi presso gli uffici giudiziari, i quali vanno ad aggiungersi al personale già approdato nei Tribunali attraverso le procedure di mobilità.
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