Bonus mamme scelto da tre donne su quattro. I dati

Pubblicato il 04 luglio 2024

Il bonus mamme è una misura efficace?

Numeri e dati relativi ai primi cinque mesi del 2024 emergono dalle dichiarazioni del Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, rese durante il question time svolto, alla Camera dei deputati,  nella seduta del 3 luglio 2024, in risposta a  interrogazione a risposta immediata (n. 3-01306).

Il focus è sulla misura agevolativa temporanea della decontribuzione per le lavoratrici madri, o Esonero Lavoratrici Madri (come denominata dall’INPS), prevista dalla legge di Bilancio 2024 (articolo 1, commi da 180 a 182, legge 30 dicembre 2023, n. 213).

In particolare, oggetto di valutazione e approfondimento sono i dati INPS nei primi 5 mesi del 2024, non ancora pubblicati sul sito istituzionale e resi ufficiali dall’Istituto.

 

Bonus mamme: di cosa si tratta

La decontribuzione per le lavoratrici madri o bonus mamme è stata introdotta dall’articolo 1, commi da 180 a 182, legge 30 dicembre 2023, n. 213.

L’INPS ha fornito chiarimenti per l’applicazione della misura con la circolare n. 27 del 31 gennaio 2024 e ha rilasciato l’Utility "Esonero Lavoratrici Madri", per la dichiarazione dei codici fiscali dei figli per le lavoratrici fruitrici dell’esonero, con il messaggio n. 1702 del 6 maggio 2024.

La misura agevolativa studiata dal Governo a sostegno della natalità presenta due diversi periodi di operatività, disposti in base al diverso target di riferimento.

Più nel dettaglio, la decontribuzione si applica:

L’ambito soggettivo di applicazione della misura è ristretto alle lavoratrici madri, pubbliche e private, anche agricole, titolari di rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato anche se in part-time, instaurati e instaurandi nel periodo di operatività dell’esonero.

Sono pertanto ammesse le lavoratrici con rapporti di lavoro a tempo indeterminato, anche a scopo di somministrazione, rapporti di apprendistato, le lavoratrici i cui rapporti di lavoro siano stati convertiti da determinato a indeterminato, le socie lavoratrici in cooperative di lavoro

Sono invece escluse le lavoratrici domestiche, le lavoratrici non dipendenti e le lavoratrici dipendenti ma con contratti di lavoro precari.

La quota contributi IVS a carico della lavoratrice è interamente esonerabile fino a 250 euro al mese x 12 mensilità (3.000 € annui), non riparametrati se la lavoratrice dovesse essere titolare di più rapporti di lavoro part-time.

La lavoratrice può scegliere il bonus mamme in alternativa all’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti (quota IVS) a carico del lavoratore (articolo 1, comma 15, della legge di Bilancio 2024).

Ma, mentre l’esonero IVS è applicato alla generalità dei lavoratori dipendenti in via automatica dal datore di lavoro in busta paga, per il bonus mamme la volontà di fruire dell’esonero unitamente al numero di figli e ai rispettivi codici fiscali devono essere comunicati direttamente al datore di lavoro o con “Utility Esonero Lavoratrici Madri”, l’applicativo messo in campo dall’INPS.

Bonus mamme tra riserve, critiche e incertezze applicative

Con l'interrogazione a risposta immediata 3-01306 presentata, il 2 luglio 2024, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità le forze di opposizione fanno il punto sulla efficacia della misura e sui dati  di adesione alla stessa.

“Secondo i dati dell'INPS”, si legge nell’interrogazione parlamentare”, nei primi cinque mesi del 2024, il 40 per cento delle donne con due o più figli, non ha avuto accesso o non ha fatto richiesta per il bonus mamme”.

Gli interroganti rilevano inoltre come la decontribuzione sia una misura “discutibile e iniqua, anche perché non è una misura strutturale e, soprattutto, esclude le lavoratrici che hanno contratti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato, comprese le lavoratrici autonome e le collaboratrici domestiche”.

Si tratta di “… un bonus che vuole premiare le donne che decidono di fare più figli, le donne che hanno i lavori più sicuri e quelli meglio retribuiti, ben sapendo come, invece, le donne sono discriminate sul lavoro, hanno spesso contratti non stabili, molto inferiori rispetto agli uomini e a tempo parziale per il 49 per cento dei contratti”.

Il bonus inoltre “è stato accompagnato anche da una certa incertezza comunicativa con riferimento al reale importo del beneficio massimo dei 3.000 euro annui, che al netto delle imposte si riduce a 1.700 euro netti. Altrettanto per quanto concerne il paradossale meccanismo di applicazione in base al quale il suddetto beneficio massimo è riconosciuto alle lavoratrici con un reddito annuo di 27.500 euro, mentre per quelle con redditi inferiori si riduce”.

“Si è scelto un premio alle mamme più feconde e con lavori sicuri e meglio retribuiti, un bonus che non rappresenta un reale incentivo alla natalità” laddove “più opportunamente, si sarebbero dovute indirizzare tali risorse sul congedo paritario, uno strumento che, invece, consente alle lavoratrici madri di non perdere il lavoro stabile, di non dover accettare lavoretti saltuari, di non dover ricorrere ai part time, di non rinunciare alla carriera”

Infine gli interroganti chiedono al Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella quali sono le iniziative urgenti di competenza che intenda adottare al fine di rivedere la strategia e dare un reale sostegno alle famiglie e alle donne per sostenere la loro vita e la loro scelta di maternità.

Bonus mamme richiesto da oltre il 74% delle lavoratrici

Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha risposto all’interrogazione a risposta immediata n. 3-01306 nel corso del question time del 3 luglio 2024 alla Camera.

La Ministra per la Famiglia evidenzia che i dati rappresentati “sono parziali e quindi fuorvianti”.

La natura temporanea della misura, fa presente la Ministra, è da attribuire alla volontà del Governo di “vagliarne nel tempo l'efficacia e indirizzare le scelte successive” (“se lo stesso metodo fosse stato adottato in passato, ad esempio con superbonus edilizi, forse ora non ci ritroveremmo nella situazione in cui invece, purtroppo, ci troviamo” ha chiosato la Ministra).

Con riferimento poi all'efficacia, “gli ultimi dati INPS segnalano, in realtà, un'incoraggiante e crescente adesione: nei primi cinque mesi, l'accesso alla misura è stato, infatti, richiesto da oltre il 74 per cento degli aventi diritto, cioè da tre donne su quattro”.

Si tratta, evidenzia la Ministra Roccella, di “un buon risultato, confrontandoli con altri e considerato che c'è stato bisogno di un tempo congruo per gli adempimenti applicativi da parte sia dello Stato che dei datori di lavoro. In ogni caso, per farsi un'idea, basti pensare che una misura ampia e molto pubblicizzata come l'assegno unico, dopo un anno dall'entrata in vigore, non aveva ancora raggiunto la piena adesione. Solo con sforzi ulteriori, anche da parte del nostro Governo, si è arrivati a una percentuale soddisfacente”.

Inoltre, aggiunge la Ministra “per le lavoratrici madri aventi diritto alla decontribuzione, comunque, qualora ancora non ne usufruiscano, sarà comunque possibile in qualunque momento avvalersi del beneficio”.

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