L'Associazione nazionale commercialisti è stata audita presso la Commissione Lavoro del Senato circa il DDL 1018, disegno di conversione del DL 4/2019 (Reddito di Cittadinanza e quota 100).
Ad illustrare alla Commissione il documento esplicativo della posizione di Anc sui singoli punti analizzati del decreto, il presidente Marco Cuchel ed il consigliere nazionale delegato ai rapporti politici Miriam Dieghi.
Ne dà notizia il sindacato Anc attraverso il comunicato stampa del 5 febbraio 2019. Allegato al comunicato il documento consegnato alla Commissione.
Sono 12 i punti critici sollevati dall'Anc sul Reddito di Cittadinanza.
In sintesi:
Tra i rilievi: la mappatura economica del Paese, che si differenzia enormemente da nord a sud, così come diverso è il costo della vita esistente in Italia. Pertanto, si suggerisce “l’applicazione di una diversificazione territoriale all’integrazione per l’affitto, prendendo a riferimento i dati dell’Istat o quelli dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle Entrate”.
L'Anc, inoltre, propone i commercialisti come navigator, in quanto soggetti qualificati alla consulenza del lavoro: dovrebbero poter essere selezionati per assistere i percettori del reddito di cittadinanza nella ricerca dell’occupazione.
Per quanto riguarda la riforma pensionistica con “quota 100”, si punta l'attenzione sull’impossibilità di accesso al beneficio da parte degli iscritti alle casse di previdenza dei professionisti, per comprensibili ragioni di sostenibilità. Ma è necessario, rileva l'Anc, agevolare nuovi ingressi di giovani professionisti nel mercato e ottenere così una spinta occupazionale e uno svecchiamento della professione, quindi prevedere meccanismi di sussidiarietà tra l’Istituto Nazionale e le Casse private, così da favorire l’estensione del diritto a tutti i lavoratori, in ossequio ai principi che regolano il nostro ordinamento.
L'Anc coglie l'occasione per parlare del saldo e stralcio dei contributi previdenziali: in linea con quanto già espresso dall’Adepp e da molte Casse in forma propria, si dichiara preoccupata per quanto previsto ai commi 184-198 della legge di Bilancio 2019 in materia di recupero dei contributi previdenziali pregressi, poiché toglie di fatto dai bilanci delle Casse crediti ancora esigibili.
Con il provvedimento in vigore dal 2004, sono state evidenziate, si legge nel comunicato, le enormi penalizzazioni che le lavoratrici, dipendenti e autonome, vedono perpetuarsi, in quella che dovrebbe rappresentare un’agevolazione scelta liberamente, ma che di fatto è una necessità dovuta all’assenza o all’inefficienza dei servizi di prossimità alla famiglia. In considerazione del fatto che “opzione donna” è integralmente coperta dai contributi versati dalle lavoratrici, e pertanto è a costo zero per le casse dello Stato, dovrebbe essere un provvedimento a regime ex lege e non soggetto a possibile rinnovo anno dopo anno, ma, essendo l’unica vera misura di flessibilità di accesso anticipato delle donne alla pensione e a costo zero, dovrebbe essere rimodulato in maniera più equa.
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