Il nuovo numero "Nuove e vecchie sfide per l’Italia che riparte" di “Economia Italiana”, la rivista - spiegano nell'editoriale il Direttore Giovanni Parrillo ed il Prof. Giorgio di Giorgio - che dal 1979 approfondisce e allarga il dibattito sui nodi strutturali e i problemi dell’economia italiana, anche al fine di elaborare adeguate proposte strategiche e di policy, vede la collaborazione dell'AIDC.
Presentato a Roma, presso la LUISS Guido Carli, novera i presidenti Antonio Ortolani, nel comitato scientifico, e Andrea Ferrari, nell’Advisory Board.
Economia Italiana si avvale del supporto scientifico dei due centri di ricerca: il CASMEF (Centro Arcelli per gli Studi Monetari E Finanziari) della LUISS Guido Carli e il CeSPEM (Centro Studi di Politica Economica e Monetaria) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Fondamentale il sostegno dei due partner istituzionali, la Fondazione di Piacenza e Vigevano e l’AIDC, Associazione Italiana Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, che mette a disposizione della testata un supporto concreto all’analisi dei diversi temi legati alla fiscalità, nella direzione di un alleggerimento del peso burocratico degli adempimenti che frena lo sviluppo del Paese.
L'Ufficio stampa AIDC - Associazione Italiana Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili – spiega che l'argomento centrale della disamina è il ruolo della disciplina di bilancio nelle crisi economiche, ovvero se massicci interventi pubblici di stampo keynesiano possano riuscire a ridurre il deficit per via di un incremento del reddito e delle entrate fiscali.
Sul tema il prof. Lorenzo Codogno, docente alla London School of Economics, e l’On. Giampaolo Galli hanno presentato la ricerca “Can fiscal discipline be counterproductive?”, pubblicata su Economia Italiana.
Lo studio prende spunto dall’esperienza della Grande Recessione del 2008, che ha indotto alcuni economisti a sostenere che la disciplina di bilancio può essere controproducente nel senso che può peggiorare, anziché migliorare, le prospettive per i conti pubblici. Il lavoro argomenta invece che la disciplina fiscale è un ingrediente necessario di qualsiasi piano di consolidamento fiscale. Proposizioni alternative, come quelle che sostengono che la disciplina fiscale è controproducente, si rivelano fondamentalmente insostenibili nell’ambito di un modello keynesiano standard, in cui il reddito nazionale è trainato dalla domanda.
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