A causa di un vuoto normativo processi di mafia da rifare
Pubblicato il 06 febbraio 2010
Con una sentenza del 21 gennaio scorso, la Cassazione, in un processo per mafia, ha statuito la competenza della Corte di assise annullando il precedente procedimento di merito, già celebrato innanzi al Tribunale di Palermo, e rinviando un nuovo dibattimento presso la sede individuata.
A base della decisione, una norma antimafia, contenuta nel pacchetto sicurezza, divenuto legge nel luglio 2008 ai sensi della quale se agli imputati di associazione mafiosa vengono contestate talune aggravanti, quale ad esempio quella di essere stati "capi e promotori", di avere agito con un'associazione armata e di avere reimpiegato in iniziative economiche i proventi di attività criminali, la pena aumenta anche fino a 30 anni scattando la competenza della Corte d'assise. Conseguentemente, i giudizi già celebrati in Tribunale o in Corte d'appello diventano nulli anche con effetto retroattivo.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commentando il provvedimento della Corte di legittimità, ha annunciato che verranno presi provvedimenti al buco normativo creatosi in modo tale da evitare effetti distorsivi.
Si attende il deposito della sentenza.