Nel corso del videoforum online sulla Legge di bilancio 2019 - organizzato per il 12 dicembre 2018 dal Sole 24 Ore e che proseguirà anche oggi con la partecipazione di Confcommercio e Confesercenti - sono intervenute diverse rappresentanze dei professionisti, che hanno colto l’occasione per esprimersi sulle modifiche che dal prossimo anno investiranno il regime forfetario.
Per le diverse rappresentanze professionali intervenute al primo degli incontri online, il nuovo regime forfettario presenta diverse criticità in quanto a partire dal prossimo anno subentreranno novità, non tanto nei requisiti, quanto nei limiti di reddito.
Il Ddl di bilancio, già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato, introduce infatti una soglia di ricavi e compensi unica, pari a 65mila euro, per tutte le attività.
Secondo la bozza di Legge, i contribuenti, persone fisiche esercenti attività d'impresa, arti o professioni applicheranno il regime forfetario, con tassazione sostitutiva al 15%, se nell'anno precedente hanno conseguito ricavi o percepito compensi non superiori a 65mila euro.
Questo tetto unico è valido per tutte le attività, mentre attualmente le soglie sono differenziate in base al codice ATECO e per i professionisti di area tecnica, al momento, la soglia per restare nel regime forfetario ammonta a 30mila euro.
Secondo i vari professionisti, però, proprio l’innalzamento a 65mila euro della soglia di ricavi o compensi per accedere al regime premiale pone una serie di problemi sia per ciò che riguarda la tassazione dei lavoratori autonomi con redditi molto bassi sia per il futuro delle aggregazioni e degli studi associati.
Le soluzioni proposte dai professionisti sono quelle di rivedere i requisiti di accesso e i meccanismi di funzionamento del nuovo regime forfetario.
Gilberto Gelosa, delegato alla fiscalità del Cndcec, ha ricordato le proposte avanzate dalla categoria professionale per rimuovere le preclusioni rappresentate dalle partecipazioni, tra l’altro, a società di persone e a imprese familiari. Uno spunto da consegnare al dibattito parlamentare potrebbe essere quello di prevedere una cumulabilità entro i limiti per singola partita Iva.
Allo stesso tempo, però, ha manifestato anche la preoccupazione sull’effetto-incentivo alla disgregazione ai sodalizi e alle associazioni professionali, che si potrebbe innescare tra gli studi, che verrebbero così spinti ad essere sempre meno coesi tra di loro per cogliere il vantaggio fiscale della flat tax.
Anche Acta, l’associazione dei freelance intervenuta al videoforum, tramite il componente del consiglio direttivo, Mico Imperiali, ha espresso le sue perplessità sul tema: “Senza una no tax area il forfettario può esporre i professionisti con redditi molto bassi a un prelievo fiscale addirittura superiore a quello ordinario”. Sempre secondo Imperiali, inoltre, bisognerebbe prevedere la deduzione dall’imponibile di alcuni oneri, come ad esempio i versamenti a forme di previdenza complementare o anche i contributi versati volontariamente, perché oltre al presente c’è anche un futuro pensionistico da non dimenticare.
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