VI Conferenza Oua: il governo vuole la riforma forense

Pubblicato il 21 novembre 2009

Il leit motiv della VI Conferenza nazionale dell’Avvocatura indetta dall’Oua, svoltasi il 20 e 21 novembre scorsi, naturalmente è stato la riforma dell’ordinamento forense oggetto di recentissima discussione al Senato. E su tale tema ha fornito il suo parere il Presidente del Senato Schifani asserendo che occorre valutare la bontà di alcune modifiche introdotte nel testo di riforma, con rifermento ai limiti fissati per chi si avvicina alla professionale forense, sottolineando che “i giovani meritevoli devono essere adeguatamente tutelati con disposizioni che agevolino il loro percorso formativo”.

Dalla parte degli avvocati il ministro della giustizia Alfano che ha sostenuto come la riforma in essere restituisce prestigio ad un’avvocatura in crisi d’identità: le disposizioni innovate daranno forza agli studi legali nazionali per arginare l’arrivo delle “firm internazionali”. Maurizio De Tilla, Presidente dell’Oua chiede ad Alfano che l’avvocatura sia riconosciuta costituzionalmente ricordando che “oggi ci sono 230.000 avvocati in attesa da 70 anni di una nuova legge professionale moderna e competitiva”. Mentre sull’accesso alla professione asserisce la necessità del numero chiuso alle università e di definire con rigore l’iter della formazione continua e dell’aggiornamento permanente. Importante anche fissare “titoli di specializzazione come elemento di ulteriore qualificazione e sicurezza del servizio dell’avvocato”.

I presidenti degli ordini professionali hanno salutato positivamente l’idea del guardasigilli di andare verso una riforma di principi che poi dia incarico ai singoli ordinamenti di stabilire le specificità di ogni singola professione.

Infine si registra una nota negativa da parte del Garante delle comunicazioni che non condivide, in ordine alla riforma forense, la scelta di obbligare “gli utenti ad avvalersi della difesa tecnica di un avvocato nelle procedure di conciliazione e nei procedimenti davanti alle autorità". Ciò è in contrasto con le norme comunitarie secondo cui nelle procedure extragiudiziarie gli stati membri devono assicurare iter snelli e non costosi.

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