Il Comune può evitare la demolizione dell’opera abusiva – con relativa condanna della società costruttrice – acquisendo esso stesso l’edificazione, qualora ravvisi prevalenti interessi pubblici al mantenimento della medesima.
Lo ha deciso il Consiglio di Stato, sesta sezione, ad esito di una lunga vicenda processuale, acquisendo in mano pubblica un edificio costruito abusivamente da privati, destinandolo a sede di uffici comunali.
In questo modo si è evitata la soluzione finale della demolizione, permettendo che, pur in mano pubblica, l’edificazione non legittima continuasse ad esistere. Inoltre, il privato autore dell’abuso è stato comunque colpito al massimo livello previsto (mediante sottrazione dell’immobile), ad espiazione delle sue illegittime condotte abusive, incluse quelle, successive, consistenti nell'inosservanza del subito ordine di demolizione.
Perché si giunga all'illustrata soluzione, tuttavia – conclude il Collegio amministrativo con sentenza n. 1770 del 13 aprile 2017 – deve sussistere un effettivo vantaggio per la p.a., in presenza, ossia, dei seguenti requisiti: a) sussistenza di prevalenti interessi pubblici; b) mancanza di contrasto dell’edificazione, pur sempre abusiva, con rilevanti interessi urbanistici, ambientali o di rispetto dell’assetto idrogeologico.
Nella specie, l’Ente locale in questione ha trovato il “prevalente interesse pubblico” nella soluzione di incapsulare nel piano terra dell’edificio non legittimo, una serie di uffici pubblici, destinati per loro natura alla fruizione collettiva.
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